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Cibo dal Giappone: fino a che punto è sicuro? | Tekneco

Cibo dal Giappone: fino a che punto è sicuro?

Le parole rassicuranti valgono fino a che si riesce a garantire l'impermeabilità assoluta delle frontiere

Scritto da il 25 marzo 2011 alle 10:53 | 32 Commenti

Cibo dal Giappone: fino a che punto è sicuro?

Photo: Xavi


Nel Sud del Giappone acqua, prodotti animali e vegetali hanno subito una contaminazione radioattiva. In Italia si cerca di incrementare i controlli per evitare di ingerire alimenti giapponesi contaminati da cesio 137 e iodio 131. I rischi a lungo termine, però, non sono ancora valutabili. Il terremoto e lo tsunami dell’11 marzo del 2011 hanno provocato danni al funzionamento del sistema di raffreddamento dei 6 reattori della Centrale nucleare di Fukushima 1. La fuoriuscita incontrollata di radioattività si è riversata nell’atmosfera, nel suolo, nelle falde acquifere e nel mare. “Attualmente non sono disponibili sufficienti informazioni in merito all’estensione e al livello di contaminazione”, si legge sul sito del Ministero della Salute italiano, anche perché, rimane precaria la situazione in cui versa l’intera centrale atomica.

Cibi contaminati in Giappone

La contaminazione radioattiva dipende dalle dosi di radioattività e fino ad oggi si sono registrate dosi variabili tra i 300 e gli 830 microsievert/ora. L’Iaea (International Atomic Energy Agency) continua a ricevere dati di conferma sugli alti livelli di radioattività nei prodotti alimentari, in particolar modo negli spinaci, in campioni prelevati da 37 località nelle vicinanze di cinque città a sud del sito Fukushima. Sono fuoriusciti gas radioattivi quali iodio 131, cesio 137, kripto 85 e xeno 133 che sono tutti dei radionuclidi che producono radiazioni. «I radionuclidi possono essere assorbiti dalle radici delle piante, passare nella catena alimentare e fissarsi stabilmente nel corpo come il cesio 137» spiega Erasmo Venosi, fisico nucleare. Il passaggio è intuitivo «acque dolci-acquedotto-uomo; acque dolci-irrrigazione-suolo-vegetali-animali-uomo; acque dolci-plancton-e piante acquatiche-pesci-uomo; acque di mare -plancton-molluschi, crostacei e pesci-uomo». Dobbiamo considerare che «il tempo di permanenza dipende unicamente dal tempo di decadimento radioattivo. L’elemento radioattivo deve cioè “espellere” la sua radioattività. Indicativo è il tempo di dimezzamento della radioattività che per il cesio è di 30 anni. Il dimezzamento però non è sufficiente a che la radioattività rientri nei limiti. Si fa riferimento allora alla riduzione a un millesimo della radioattività di origine moltiplicando per 10 il tempo di dimezzamento. Quindi il cesio riduce la sua radioattività a un millesimo dopo 300 anni! » I danni maggiormente negativi per la salute dell’uomo conclude Venosi, «[…] sono classificati in “non stocastici” e “ stocastici”. I non stocastici dipendono dalla dose assorbita e sono eritema cutaneo, caduta di peli e capelli, perdita di fertilità, azione su ghiandole endocrine ed esocrine. Gli stocastici sono costituiti dall’incremento di rischio di neoplasie».

La normativa europea

Nel Titolo XIV del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’articolo 168 recita: “Nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche e attività dell’Unione è garantito un livello elevato di protezione della salute umana”. Proprio il 15 febbraio del 2011 il Parlamento Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea hanno adottato il Regolamento del Consiglio Euratom che prevede l’istituzione di una procedura per fissare livelli di radioattività massimi ammissibili per i prodotti alimentari e per gli alimenti per animali a seguito di un incidente nucleare o in qualsiasi altro caso di emergenza radioattiva. Nel Regolamento si specifica che per «prodotti alimentari» si intendono i prodotti destinati all’alimentazione umana sia direttamente sia dopo trasformazione. Per «alimenti per animali» si intendono i prodotti destinati alla sola alimentazione animale.

La normativa italiana cerca nuove strade

In base all’Ordinanza del 16 marzo 2011 del Ministero della Salute, in Italia dal Giappone attualmente possono “entrare” solo alimenti prodotti o confezionati prima dell’11 marzo 2011. Questi subiscono i controlli da parte dei Pif (Posti di Ispezione Frontaliera) e degli Usmaf (Uffici di Sanità Marittima, Area e di Frontiera) e sono volti alla ricerca di eventuali radionuclidi. Si legge nella stessa Ordinanza “la partita è sottoposta a blocco ufficiale sino ad acquisizione della certificazione analitica attestante l’esito favorevole del controllo” in base a cui “[…] è possibile comprovare con certificazione e altra documentazione, che sono stati prodotti e confezionati in data antecedente l’11 marzo 2011.”

Il meccanismo dei controlli italiani alla frontiera

Abbiamo chiesto a Giampiero Attili, del Pif di Venezia, di spiegarci come avvengono i controlli per il suo settore di competenza, ossia quello delle importazioni extracomunitarie dei prodotti di origine animale: «Siamo tenuti ad  effettuare controlli  sistematici, con blocco al confine delle partite, per la ricerca di radionuclidi», spiega. «Tutte le categorie di alimenti di origine animale (sono compresi anche prodotti quali quelli di cui al codice NC 1504 destinati ad industrie che producono farmaci, integratori, prodotti dietetici); tutte le categorie di mangimi di origine animale; tutte le categorie di mangimi di origine non animale (vegetali, minerali, additivi, ecc.); e tutti gli altri prodotti di origine animale che possono entrare nella catena alimentare umana e animale». Per quanto riguarda l’attività di analisi chiarisce che: «I laboratori di riferimento sono  gli istituti zoo-profilattici sperimentali presso i quali indirizziamo tutti i campioni da noi prelevati su merci in importazione per l’esecuzione di esami microbiologici e ricerche di contaminanti. L’attività di controllo all’importazione non ha carattere di saltuarietà ma è sistematica». Inoltre secondo le sue informazioni: « Dall’ 11 Marzo 2010, in tutta Italia, è stata effettuata una sola  importazione  di pesce fresco  dal Giappone bloccata nell’aeroporto di Malpensa, e  poi inviata alla distruzione, non per esito sfavorevole  delle analisi ma per iniziativa stessa  dell’importatore che  ha preferito  abbandonare la merce in quanto  i tempi di analisi non erano compatibili con una remunerativa commercializzazione del prodotto».

I rischi a tavola per gli italiani dipendono dalle importazioni e dai controlli di frontiera

Secondo i dati Istat analizzati da Coldiretti, nel 2010 sull’import agroalimentare totale nazionale, l’import giapponese ha rappresentato solo lo 0,03%. Nello specifico i prodotti nipponici importati sono stati semi oleosi, bevande alcoliche, di oli vegetali, prodotti dolciari, pesce, tè, piante e fiori. La quota bassa delle importazioni, le misure restrittive messe in atto e i particolari controlli, in linea teorica, non dovrebbero far emergere rischi per la salute degli italiani. Tuttavia la contaminazione da radiazioni nucleari provoca anche dei rischi a lungo termine che è necessario considerare. Walter Ricciardi, Direttore dell’Istituto di Igiene dell’università Cattolica di Roma, sottolinea come ad esempio il miele anche se prodotto anni dopo l’incidente si produce da fiori che sono stati contaminati”.  L’Arpa Valle d’Aosta – si legge in uno studio dell’Agenzia-  considera proprio il miele una “matrice di grande interresse per monitorare l’evoluzione a lungo termine della presenza di radionuclidi in ambiente”. In Italia risentiamo tutt’oggi  della contaminazione post Chernobyl, il cesio 137 e lo stronzio 90,  sono infatti presenti nelle derrate alimentari nostrane anche se in piccole quantità.


Commenti

Ci sono 32 commenti.

  • Maurizio
    scrive il 31 marzo 2011 alle ore 14:05

    Forse non lo sapevate ma i ristoranti giapponesi possono lavorare tranquillamente senza i prodotti provenienti dal Giappone, faccio qualche nome e riferimento importante senza dilungarmi troppo: La nota birra giapponese Asahi, guardate le etichette, viene dalla Russia e dalla Repubblica Ceca La nota birra giapponese Sapporo, prodotta in Irlanda Del riso forse non vedrete mai le etichette ma ve lo dico io! Tamaki dalla California, il buonissimo Okomesan da Alessandria, poi il riso per sushi viene anche da Vietnam e Cina. Tofu dalla Germania Alghe nori anche dal Giappone ma il ministero della salute non permetterà l'ingresso in Italia di beni radioattivi, leggere le notizie dalle fonti ufficiali è meglio che accampare ipotesi: http://www.salute.gov.it/dettaglio/approfondimentoFocusNuovo.jsp?id=20&sub=1&lang=it&parametro=1&area=giappone Le alghe vengono anche da Cina e Corea La famosa salsa di soya Kikkoman, prodotta in Olanda Cosa dire del pesce? Se pensate che il ristoratore giapponese faccia arrivare pesce dal Giappone vi sbagliate, il pesce cucinato nei ristoranti giapponesi non è diverso da quello che trovate al mercato del pesce di Milano o all'ipermercato dove fate la spesa. Provate a controllare le provenienze del pesce sui cartellini dell'ipermercato, la provenienza è obbligatoria per legge e non troverete nulla che provenga dal Giappone Quindi il problema non è cosa mangiate oggi, ma il fatto che non vi siete mai informati su cosa avete mangiato fino ad oggi

  • Anna Simone
    scrive il 31 marzo 2011 alle ore 15:57

    Salve Maurizio! A mio avviso il mangiare sano è una prerogativa che c’è sempre stata. Quando succedono episodi particolarmente “pericolosi” emerge la preoccupazione di sapere se i cibi che compriamo sono sicuri o meno. Nell’articolo sugli alimenti radioattivi provenienti dal Giappone, abbiamo voluto approfondire il settore dei controlli per evitare allarmismi. Grazie all’intreccio della rete di monitoraggio europea e italiana, regolare e quotidiana, sappiamo di avere sul territorio nazionale cibi e prodotti confezionati prima dell’11 marzo e dunque non radioattivi. In virtù di questo possiamo anche decidere di andare a cena in un ristorante giapponese e sentirci liberi di mangiare qualsiasi piatto! Anna Simone P.S. La birra Sapporo l’ho bevuta e, a mio avviso, ha un buon sapore, per le altre non posso “garantire” nulla!

  • Adriano Del Rio
    scrive il 08 aprile 2011 alle ore 12:39

    Gentile Dott. Simone, sono un consumatore di prodotti della Valsoia ( latte, cotolette,ecc.), vorrei per cortesia sapere se la soia utilizzata è importata dal Giappone o proviene dalla Comunità Europea. Ho scritto alla ditta, ma sino ad ora non ho ricevuto risposta. Sulle confezioni è indicata la data di scadenza (es. per le cotolette il 22-5- 12, per il latte il 30-11-12), ma non quella di preparazione: il quesito è "Sono stati prodotti prima dell' 11 marzo ? E qual è il lasso di tempo che decorre dalla produzione alla scadenza ? Alcune ditte come la Sojasun specificano la provenienza della soia, ma in questo caso, sia andando sul sito, sia scrivendo non ho ricevuto informazione. Le sarei grato se mi illuminasse. le porgo distinti saluti.

  • Anna Simone
    scrive il 09 aprile 2011 alle ore 15:07

    Salve Adriano! La Società da lei menzionata non importa semi di soia provenienti dal Giappone o da Paesi limitrofi. Questo emerge da un recente comunicato stampa della stessa Azienda. Deve inoltre considerare che ci sono controlli Europei e Italiani che vietano l’ingresso di tutti i tipi di prodotti confezionati dopo l’11 marzo. Come si legge sul sito del Ministero della Salute “[…]la Direzione generale della Sicurezza degli alimenti e nutrizione e la Direzione generale della sanità animale del Ministero della Salute monitorano l’attività di controllo alle frontiere delle importazioni di prodotti provenienti dal Giappone tramite PIF, Posti di ispezione frontaliera, e USMAF, Uffici di sanità marittima e area. Dall’11 marzo ad oggi non sono stati importati prodotti o mangimi di origine animale (compresi prodotti della pesca) nel nostro Paese provenienti dal Giappone. Per quanto riguarda invece prodotti di origine non animale, nella settimana dal 21 al 25 marzo 2011 sono giunte in Italia nove partite di alimenti di origine non animale e due di materiali a contatto, tutte spedite in data precedente all’incidente nella centrale nucleare giapponese. Nella settimana successiva fino al 2 aprile non sono giunte in Italia partire provenienti dal Giappone.” Dal momento che l’Azienda in questione ha anche una linea biologica forse dovrebbe prediligere i prodotti di tale linea. Non per la faccenda delle contaminazioni radioattive ( inesistenti stando ai dati ufficiali) ma perché la soia, in genarale, risulta essere il prodotto transgenico più coltivato nel mondo (info http://goo.gl/NNxqx. Sembra che sia finalmente arrivata la primavera! Buon fine settimana Anna Simone

  • rosario
    scrive il 09 aprile 2011 alle ore 16:44

    io consumo molti prodotti dalla valsoia.adesso non mi fido più, l'azienda sul sito sta molto sul vago.ho intenzione di comprare un contatore geiger,solo quando controllerò i prodotti con le mie mani potrò mangiarli

  • Anna Simone
    scrive il 10 aprile 2011 alle ore 09:45

    @ROSARIO Buongiorno Rosario! In relazione ai controlli effettuati sull'importazione di alimenti per animali e prodotti alimentari originari o provenienti dal Giappone, le segnalo un recentissimo Regolamento dell’UE (questo il link http://goo.gl/u6ZmL). Per quanto riguarda le sue perplessità sull’Azienda in questione, non ho elementi per esprimere considerazioni oggettive. Personalmente quando voglio maggiori informazioni su determinati prodotti che utilizzo e che per qualche motivo non mi convincono, scrivo alle aziende produttrici chiedendo informazioni. Se non considerano le mie e-mail e dunque non rispondono, divento ancora più scettica e cambio semplicemente marca! Questo è solo un piccolo escamotage personale per “difendermi” come consumatrice! Buona domenica Anna Simone

  • Rosario
    scrive il 11 aprile 2011 alle ore 01:08

    Grazie d.ssa Simone Anch io pensavo di scrivere all azienda, Il fatto è che nessuna azienda ammetterà Di prendere prodotti di zone a rischio. sono sempre Più deciso a comprare un contatore geiger. Non voglio rinunciare agli yogurt

  • Vittoria
    scrive il 20 aprile 2011 alle ore 12:01

    Salve, volevo sapere se i cibi CINESI, in particolare le alghe, sn sicuri....... Grazie, Vittoria

  • Anna Simone
    scrive il 20 aprile 2011 alle ore 14:24

    Salve Vittoria! Il 12 aprile l’Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale ha incrementato il livello di gravità dell’incidente in corso in Giappone da livello 6 della scala Ines, al livello 7 (ovvero “incidente gravissimo “). Questo vuol dire che nonostante la stampa e la Tv attualmente parlino poco di Fukushima, in realtà i tecnici continuano a monitorare la situazione. Anche per gli alimenti vale lo stesso principio. Non scendono i livelli di guardia nazionale dove la Direzione generale della Sicurezza degli alimenti e nutrizione e la Direzione generale della sanità animale del Ministero della Salute monitorano l’attività di controllo alle frontiere delle importazioni di prodotti provenienti dal Giappone tramite PIF, Posti di ispezione frontaliera, e USMAF, Uffici di sanità marittima e aerea. Lo scopo dei controlli è impedire che entrino cibi contaminati. I controlli nazionali, sugli alimenti importati, ci sono sempre stati solo che dopo l’incidente di Fukushima sono aumentati come ha espressamente chiesto l’Ue con il Regolamento di esecuzione (UE) n. 297/2011. Le alghe, e i prodotti in genere, cinesi non sono esenti da controlli. Attualmente, inoltre, non mi risultano studi specifici che dimostrino una eventuale radioattività delle alghe cinesi. Queste le notizie ufficiali di cui disponiamo. Se lei è un po’ scettica sui controlli potrebbe comunque limitarsi a consumare alghe cinesi confezionate prima dell’incidente dell’11 marzo (o anche prima del 20/30 marzo, considerata la distanza geografica) e nel frattempo aspettare i risultati di eventuali studi a riguardo! Spero di esserle stata utile! Buon pomeriggio Anna Simone

  • Alberto
    scrive il 11 maggio 2011 alle ore 21:34

    Gent. dott. Simone dopo l'episodio di Fukushima, ho consumato in grande quantità del seitan della Compagnia Italiana-Alimenti Biologici. Sulla confezione è riportato il marchio : IT BIO 007 Agricoltura UE/non UE e non so cosa voglia dire UE/non UE (è riportato il numero dell'operatore 080538). In questo sito : http://www.seitangourmet.it/ c'è scritto che il seitan è fatto anche con alghe. Le fonti diinformazione hanno sempre dissuaso dal consumo di alghe e soia. Essendo prodotto da "UE/non UE" pensa che le alghe vengano dall'Europa o possano provenire dal Giappone? Mi fa terrore l'acua radioattiva scaricata in mare ! Inoltre un'altra componente del seitan è anche la soia. Le fonti di informazione hanno sempre dissuaso dal consumo di alghe e soia. Quelle dello spezzatino di seitan (è questo il prodotto da me consumato) conterrà soia ed alghe provenienti da Europa o Giappone ? Se sul contenitore ( su cui vi è il sigillo Bioagriart ) vi è l'indicazione Agricoltura UE/non UE questo escluderebbe per soia e seitan la provenienza giapponese ? Che lei sappia, soia, seitan possono venire da Ucraina (paese già colpito da radioattività?). Grazie sin da ora per una sua cortese risposta.

  • Anna Simone
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 10:56

    Buongiorno Alberto! L’episodio di Fukushima c’è stato l’11 marzo. Con precisione non sappiamo la quantità o il grado di radioattività dell’acqua che hanno riversato in mare. Facciamo finta di non fidarci dei controlli giapponesi e italiani (ved. Commenti precedenti, per i controlli): sono passati solo due mesi dall’episodio, quindi dubito che lei abbia ingerito alghe radioattive. Deve considerare che i prodotti come il seitan non vengono immediatamente confezionati e spediti nei paesi importatori. Inoltre passa altro tempo prima che raggiungano il supermercato. Ora per quanto riguarda il seitan, dalle informazioni che ci sono sulle confezioni dei prodotti dell’Azienda da lei menzionata, nello spezzatino di seitan le alghe non vengono menzionate tra gli ingredienti, a differenza del seitan alla piastra dove c’è l’alga Kombu Laminaria giapponese. L’Azienda in questione attraverso il sito internet fa sapere che “I controlli vengono effettuati lungo tutta la filiera, con verifiche sull'intero processo di produzione, in conformità agli standard ed alle normative europee. Vengono inoltre effettuate analisi microbiologiche e multiresiduali, utilizzando laboratori esterni specializzati.” Insomma i controlli in generale li fanno e li garantiscono. Purtroppo non specificano i Paesi di provenienza delle materie prime utilizzate. Le consiglio di inviare una mail al servizio consumatori (info@alibio.it) in cui fa presente che vorrebbe sapere il Paese di provenienza della soia e delle alghe utilizzate nei tipi di prodotti da lei consumati. Se non dovessero rispondere con precisione le consiglio di cercare prodotti di un’Azienda che le possa garantire e certificare la provenienza. Questo è solo quello che farei io! Spero di esserle stata utile. Buona giornata Saluti Anna Simone

  • alberto
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 12:23

    La ringrazio per la sua cortese risposta e seguirò il suo consiglio. Continua a non essermi chiaroa la dicitura sulla confezione :IT BIO 007 e sotto Agricoltura UE/non UE ! vuol dire che la provenienza è da paesi europei che fanno o non fanno parte dell' Ue? O che riguarda paesi europei ed extraeuropei? Mi perdoni, ma se mi rispondesse mi sentirei meno ottuso ! Sono indicazioni sibilline! Sulla confezione, come purtroppo in molte altre di altre case, c'è solo la data di scadenza :: 01/06/2011 e sotto : L.1116054 Mi perdoni per quest'altro chiarimento, ma se ci fosse più limpidezza.... Grazie ed un cordiale saluto.

  • alberto
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 12:58

    P.S. le allego i componenti del seitan riportati dal sito internet : Piatto 100% vegetale il cui ingrediente principale è il seitan, unito in questa ricetta al sapore di piselli, carote e funghi. Ingredienti Seitan (acqua, glutine estratto da farina grano tenero tipo 0*13,6%, salsa di soia* - acqua,soia*, grano integrale*, sale marino, alcool etilico estratto da grano* - zenzero*, alga Kombu Laminaria Japonica), piselli*13,4%, funghi champignons 13,4%, olio di semi di girasole*, olio extravergine di oliva*, preparato vegetale per brodo*, sale marino, pepe* - *Biologico Codice Prodotto VAVE5506 Ho telefonato, ma mi hanno detto che devono aggiornare il sito e che il prodotto contiene solo acqua di soia. Ho chiesto il lasso di tempo che decorre dal confezionamento ed hanno detto che è un mese ! Speriamo bene... se lasoia provenisse dal Giappone o Cina ?

  • alberto
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 13:20

    Gent. Dott. Simone, ho telefonato in azienda e mi hanno detto che da un anno nel seitan non stanno più mettendo il succo di soia e che il grano èil manitoba (provenienza USA) ne inseriscono da tempo l'alga. Sarà vero?

  • Anna Simone
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 15:06

    Salve di nuovo Alberto, Suppongo sia vero, non possono mentire sulla provenienza dei prodotti: la serietà professionale per un’Azienda è tutto. Riassumendo,quindi, la soia proviene dagli Usa e l’Azienda in questione certifica una provenienza biologica (quindi non chimica e neppure ogm). Inoltre hanno tolto le alghe tra gli ingredienti del prodotto. Per quanto riguarda la sigla IT BIO 007 Agricoltura UE/non UE (sigla per dire che si tratta di agricoltura biologica di provenienza europea e non europea ma comunque biologica) numero dell’operatore 080538 (si riferisce al numero dell’operazione di controllo) che fanno riferimento all’Ente certificatore, nel suo caso BioAgriCert. Per info specifiche, sulla certificazione dell’ente, in questione questo documento mi sembra faccia chiarezza http://goo.gl/5IAtD Saluti Anna Simone

  • alberto
    scrive il 12 maggio 2011 alle ore 20:35

    La ringrazio per la sua squisita gentilezza e pazienza! Grazie anche per la chiarezza e professionalità delle sue risposte. Cordili saluti

  • Anna Simone
    scrive il 13 maggio 2011 alle ore 10:13

    Buongiorno Alberto, grazie a lei perché i suoi dubbi potrebbero essere i dubbi di altri lettori e avere, per quanto possibile, fatto un po’ di chiarezza potrebbe servire anche ad altri. Saluti Anna Simone

  • Francesca
    scrive il 13 maggio 2011 alle ore 10:51

    Salve, sono Francesca. Ho letto con interesse lo scambio di informazioni con Alberto in quanto anch' io consumatrice di prodotti della "Compagnia italiana". ho anch' io notato la differenza degli ingredienti riportati sul sito Internet e quelli del cartone di rivestimento del prodotto e mi chiedo quale dei due faccia fede. Inoltre sul cartone dello spezzatino compare un altro ingrediente: il koij. E' di provenienza giapponese? La mancanza di chiarezza mi lascia perplessa, dubbiosa e preoccupata. Ad esempio dall'Università di Napoli Federico II, due docenti hanno pregato di diffondere la notizia in Internet che del pesce radioattivo era entrato in Italia!(violapost.wordpress.com/.../cibo-radioattivo-e-allarme-in-italia-gli-esperti- non-consumare-pesce-surgelato) Ora ho un pò di paura dettata dalla cattiva informazione, dalla mancanza di onestà...... Ti ringrazio se vorrai fare un pò di luce sui miei dubbi. Buona giornata!

  • Francesca
    scrive il 13 maggio 2011 alle ore 13:23

    Salve, sono Francesca e mi ha molto interessato lo scambio di informazioni con Alberto. Consumo anch'io i prodotti in questione ed ho notato un divario tra gli ingredienti riportati in internet e quelli sulla confezione: su questa compare il Koij la cui provenienza penso sia nipponica o si produce anche altrove? Dopo il disastro nucleare, visto che in Italia non vi è un blocco, ma il controllo degli alimenti, c'è sicurezza? La ditta in questione rileva ingredienti dal Giappone? Anche io sono stata colpita dalla dicitura UE/non UE. Fa poi fede il sito internet o la custodia del prodotto? La mancanza di chiarezza mi preoccupa di questi tempi. Ti ringrazio se farai chiarezza sui miei dubbi:sono un pò confusa e spaventata. Buona giornata !

  • Anna Simone
    scrive il 14 maggio 2011 alle ore 14:33

    Ciao Francesca, per gli ingredienti che compongono i prodotti, devi considerare quelli scritti sulla confezione. Per quanto riguarda il koji dovresti chiedere all’Azienda da dove lo importano (prova a sentirli via mail). Di sicuro non è biologico perché non compare con l’asterisco, utilizzato dall’Azienda, per segnalare gli ingredienti da agricoltura biologica. Ho controllato la notizia che mi hai segnalato sulle importazioni illegali di pesce radioattivo. Dubito sia vera, nel senso che secondo me è frutto di un errore originatosi dalla falsa notizia data da questo parlamentare europeo poco informato: http://goo.gl/zXA6b Personalmente consumo pesce surgelato di marche note perché spero che queste grandi Aziende siano sottoposte a controlli seri! La cattiva informazione, come la definisci tu, esiste in tutte le aree… ci sono cose che non vengono dette, o che si nascondono o che si lasciano solo intuire. Per fortuna esiste internet, ovviamente bisogna prendere in considerazione solo fonti serie! I controlli degli alimenti in Italia ci sono, così hanno assicurato le fonti istituzionali citate nell’articolo. Infine per la dicitura UE/non UE non devi preoccuparti perché ci sono dei criteri che garantiscono una coltivazione biologica, Questi devono essere osservati anche per i prodotti non sono stati coltivati in Europa. Gli Enti di certificazione, tra le altre cose, garantiscono a noi consumatori che quello che stiamo mangiando è biologico, se sulla confezione c’è scritto biologico, appunto! Buon fine settimana Anna Simone

  • Alberto
    scrive il 23 maggio 2011 alle ore 12:26

    Gent.ma Dott.ssa Simone, solo a titolo informativo, seguendo il suo cosiglio ho sritto alla Compagnia italiana di alimentazione ( info@alibio.it), due volte alla ditta ed una volta ad un email nominativa. Non ho ricevuto, dal 12/05/2011 alcuna risposta. Ho telefonato due volte e mi hanno detto di rimandare (per la quarta volta) la email nominativa !!!!! Ma le sembra serietà ? E' un comportamento che scoraggia il consumatore e non fa assolutamente una buona propaganda al prodotto. In un periodo di confusione, dopo l'episodio del Giappone, in cui molti si pongono molti leciti quesiti, questa politica del silenzio penso sia controproducente. Mi perdoni lo sfogo, ma anche nell'ambito della correttezza, volevo informarla. le auguro buona giornata. Alberto

  • Anna Simone
    scrive il 23 maggio 2011 alle ore 13:00

    Buongiorno Alberto! Comprendo la sua perplessità, tuttavia dovrebbe pensare al lato positivo della faccenda: se l’Azienda le risulta poco trasparente può cambiarla perché ce se sono molte. Basta fare una ricerca in Internet e trovarne un’altra con una certificazione biologica. Per fortuna i prodotti alimentari bio da qualche anno sono ricercati, quindi parecchie Aziende stanno investendo in ciò. Se le serve altro sono qui. Buona giornata Anna Simone

  • alberto
    scrive il 23 maggio 2011 alle ore 14:39

    Sempre gentile e professionale ! Grazie di cuore. Lei avrebbe, da indicarmi qualche nominativo ? Tenga presente che sono vegetariano. Le porgo cordiali saluti. Alberto

  • Anna Simone
    scrive il 23 maggio 2011 alle ore 15:33

    Alberto, personalmente compro prodotti bio delle marche che trovo nei negozi dove vado per far spesa. Controllo sulla confezione che abbiano una certificazione da agricoltura biologica e se qualche azienda è nuova, con calma mi vedo il loro sito internet. Dipende da cosa lei preferisce consumare. Se vuole, potrebbe acquistare ciò che le sembra buono, dove di solito va a fare spesa, e poi controlliamo insieme la provenienza e la certificazione del prodotto/ prodotti. Anna Simone

  • Valeria
    scrive il 12 giugno 2011 alle ore 04:57

    Salve, sono una consumatrice di caffè al ginseng e in questo periodo molto intenso di stress e studio non posso proprio farne a meno. Ho finito la mia confezione acquistata all'inizio dell'anno e devo comprarne altro. So che il ginseng deriva perlopiù dall'Asia orientale (regione troppo vasta che comprende anche il Giappone). Posto che non mi fido dei controlli annunciati dall'UE, non esistono dei modo per individuare la tracciabilità dei prodotti? Al supermercato mi sono imbattuta solo in confezioni che non indicavano esattamente l'area in cui il ginseng era stato estratto, né indicavano (e qui siamo ai limiti dell'assurdo) la data di confezionamento del prodotto. I siti ufficiali a cui rimandano nulla indicano a riguardo. Sono seriamente perplessa e angosciata al tempo stesso, perché ne ho bisogno. La ringrazio in anticipo.

  • Anna Simone
    scrive il 12 giugno 2011 alle ore 19:31

    Salve Valeria, c’è un progetto normativo del Ministro Saverio Romano sulla maggiore leggibilità delle etichette alimentari ma fino a ora non sono emerse grandi novità sull’origine delle materie prime. Quindi siamo carenti in tema di tracciabilità. Direi che potrebbe risolvere la questione del caffè al ginseng: - provando a vedere se in altri supermercati hanno marche differenti, con la data di confezionamento specificata e precedente a marzo 2011; - scrivendo una mail al servizio clienti della marca che utilizza lei, chiedendo da che Stato prendano il ginseng; - potrebbe provare a vedere se tra il caffè dei prodotti del Commercio Equo e Solidale ci sia anche quello al ginseng. La maggior parte dell’Equo e Solidale proviene dal Sud America, i prodotti li trova nelle Botteghe del Mondo oppure anche in qualche supermercato più fornito; - infine esistono anche altre sostanze energizzanti come ad esempio il guaranà proveniente dal Brasile o la pappa reale, e per quest’ultima potrebbe prendere quella di origine italiana. Buona serata Anna Simone

  • f
    scrive il 27 settembre 2011 alle ore 17:59

    Anch'io penso che mangiare sano sia una prerogativa importantissima..e alcuni casi possono spaventare, ma è necessario slo informarsi!

  • Anna Simone
    scrive il 28 settembre 2011 alle ore 09:27

    @ F Buongiorno, per fortuna in Italia ci possiamo ritenere abbastanza fortunati da questo punto di vista anche perché abbiamo una cucina ritenuta salutare dagli esperti di alimentazione. Fino a che i controlli sugli alimenti funzionano siamo "fuori pericolo" sia per le coltivazioni su territorio nostrano, che a volte avvengono su campi super inquinati, sia per quelle importante. Speriamo bene! Buona giornata Anna Simone

  • Andrea
    scrive il 09 dicembre 2011 alle ore 13:55

    Buongiorno Anna, una mia amica è tornata dal Giappone e mi ha portato umeboshi e delle gelatine confezionate... ne ho mangiata qualcuna poi mi è venuto in mente del pericolo radioattività... cosa mi conviene fare??? La sorella della mia amica vive in Giappone e credo controlli la provenienza dei cibi, evitando quelli della zona di Fukushima. Sono un po' in ansia!

  • Anna Simone
    scrive il 09 dicembre 2011 alle ore 16:53

    Salve Andrea, certamente la sua amica avrà controllato la provenienza delle cose che le ha regalato, quindi stia tranquillo. Posso dirle che su Fukushima ci sono ancora delle informazioni poco trasparenti. Sappiamo che i controlli dei prodotti alimentari che dal Giappone arrivano in Italia (e in generale in Europa) sono soggetti a controlli multipli, ma non abbiamo la certezza matematica di quelli che conducono i giapponesi per i prodotti destinati al mercato interno. Ad esempio qualche giorno fa, la Meiji Co, azienda di cibo e dolci, ha ritirato 400 mila scatole di latte in polvere destinato ai bambini, per un tasso di Cesio-137 al di sotto del limite di sicurezza stabilito dal Governo. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of National Academy of Sciences, ha analizzato le quantità di Cesio-137 presenti sul suolo giapponese dopo l’incidente nucleare. Era particolarmente presente nella maggior parte delle regioni orientali e in alcune del nord-est del Giappone, appunto. Ora il Cesio-137 può perdurare per decenni provocando gravi danni all'agricoltura e all'allevamento. Riesce a capire da che zona specifica del Giappone sono stati prodotti e se sono stati confezionati prima dell’11 marzo 2011? Buona serata Anna Simone

  • Elisa
    scrive il 21 agosto 2016 alle ore 18:08

    Buonasera, ho recentemente comperato il Nigari, che uso regolarmente( cloruro di magnesio). Vorrei sapere, dal momento che proviene dal Giappone, qual'è il rischio attuale per il corpo umano, nell'ingestione di questo prodotto. Grazie.

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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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