Clima
Cambiamenti climatici e oceani, sorvegliati speciali
Diverse ricerche stanno monitorando gli effetti sull livello degli oceani causati dall’eccessivo scioglimento dei ghiacci polari, legato ai cambiamenti climatici
Era il 2004 quando l’apocalittico film di Roland Emmerich, The day after tomorrow, ebbe il merito di presentare al grande pubblico il tema dei cambiamenti climatici, di cui all’epoca non si parlava così tanto. Com’è normale in un’opera cinematografica, il regista ha calcato la mano su argomenti che però, vent’anni dopo, non sembrano più tanto di fantascienza. L’assunto base del film era che un eccessivo afflusso di acqua dolce negli oceani, provocato da un anomalo scioglimento dei ghiacci, avesse alterato la Corrente del golfo, evento che ha poi scatenato un’apocalise climatica.
Nella realtà sono comunque ad oggi numerosi i segnali di allarme che diversi team di scienziati stanno ripetutamente lanciando, in relazione agli effetti che i cambiamenti climatici stanno provocando su mari e oceani. Secondo il Centro ricerche per geoscienze di Posdam (Germania), tra il 2002 e il 2011 lo scioglimento dei ghiacchi in Groenlandia ha prodotto 240 gigatonnellate di acqua dolce; sommando a questo lo scioglimento dei ghiacchi antartici, è stato calcolato che, a partire dagli anni ’80, circa mille chilometri cubi di acqua dolce si sono riversati negli oceani.
Una ricerca inglese conferma l’aumento dello scioglimento dei ghiacci polari con conseguente innalzamento del livello marino: circa 3 millimetri l’anno in Antartide, negli ultimi 19 anni in totale circa due centimetri in più della media mondiale.
Un nuovo studio, pubblicato di recente sulla rivista Nature, afferma che tra il 1990 e il 2010 l’innalzamento del livello degli oceani ha addirittura superato le previsioni, toccando i tre millimetri all’anno. La ricerca “Probabilistic reanalysis of twentieth-century sea-level rise” ha puntato inoltre a ricalcolare le misurazioni relative al XX secolo, che sono risultate sovrastimate. La stessa dottoressa Carling Hay dell’Università di Harvard, alla testa del progetto, ha spiegato che è estremamente difficile ottenere dati coerenti dalla mole di misurazioni e stime che si raccolgono negli anni, dal momento che sono numerosi i fattori che possono alterarli. Il lavoro di ricostruzione portato avanti da questa ricerca è molto importante: «alcune proiezioni sul futuro si basano su ricostruzioni del livello del mare nel passato, quindi sarà importante ridefinire questi modelli con i nuovi dati», ha sottolineato la dottoressa Hay.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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