Iwac - Intelligent Waste Container
Burba: parla italiano il cassonetto intelligente
Finanziato dall'Unione Europea, il progetto BURBA (Bottom-up selection, collection and management of URBAn waste) lancia un nuovo concetto di servizio di raccolta dei rifiuti
In passato per gettare i rifiuti bastavano due gesti: la pressione del piede sulla pedaliera per far alzare il coperchio della pattumiera, e l’apertura della mano per lasciare che l’oggetto, in caduta libera, arrivasse a destinazione. Poi venne la raccolta differenziata, e l’attività di conferimento dei rifiuti si arricchì di nuovi significati e gesti, primi tra tutti l’allestimento dei vari bidoni e lo studio del materiale da gettare. Non sempre però i risultati si sono rivelati adeguati alle aspettative: in parte perché non tutti i cittadini sono sensibili nella stessa misura riguardo l’importanza della raccolta differenziata, e in parte per le oggettive difficoltà che si possono incontrare nella separazione degli scarti da avviare al riciclo.
La posta in gioco è importante: nel 2010 sul territorio dell’Unione europea sono state generate, tra abitazioni e attività economiche, oltre due milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, cioè più di cinque tonnellate procapite. La strategia dell’Ue in questo settore punta non soltanto sulle classiche “3R” (riduzione, riuso e riciclo), ma anche sul miglioramento delle attività di conferimento, con relativo monitoraggio.
A tal fine è stato lanciato, nel 2011, un progetto triennale che punta a rivoluzionare il settore, integrando una forte dose di tecnologia nella fase del conferimento dei rifiuti al cassonetto. Uno degli obiettivi del progetto Burba (Bottom-up selection, collection and management of URBAn waste) è insegnare ai cittadini a fare la raccolta differenziata in modo corretto ed efficiente, e a tal fine utilizza un sistema di identificazione a radio frequenza (Rfid, Radio frequency identification) all’avanguardia e a basso costo e tecnologie di geolocalizzazione che permettono di identificare il luogo di conferimento, controllando le modalità di separazione dei rifiuti all’origine; inoltre tramite smartphone gli utenti possono ricevere informazioni e supporto per il corretto smaltimento dei rifiuti.
La pattumiera a pedali è ormai un ricordo lontano: grazie a questo sistema il cassonetto può essere aperto utilizzando una carta personale Rfid che permette di identificare l’utente e dare un riscontro sul corretto smaltimento effettuato. L’identificazione dell’utente offre tra l’altro la possibilità di associare ai comportamenti virtuosi degli incentivi, come una riduzione delle tasse sullo smaltimento dei rifiuti.
Gli scarti vengono raccolti in un cassonetto intelligente (Iwac, Intelligent Waste Container) con una capienza di 1.100 litri. I dati registrati dal sistema vengono inviati ad un centro di controllo che li elabora per definire un profilo dettagliato delle abitudini di conferimento per zona e orario. Sulla base di queste elaborazioni si potrà arrivare a un’ottimizzazione dei percorsi dei mezzi di raccolta in modo da garantire un flusso ordinato ed efficiente verso i centri di smaltimento, con risparmio di energia ed emissioni inquinanti.
Partecipano a Burba nove partner di cinque paesi: Itala, che coordina il progetto, Spagna, Polonia, Portogallo e Cina; il costo, di 2.874.920 euro, è finanziato in gran parte dall’Ue. A breve si passerà dalla messa a punto dei prototipi al collaudo sul campo. Una rete di Iwac sarà disponibile in Italia, Polonia e Spagna.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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