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Green Public Procurement

Al mercato della pubblica amministrazione

Quando le pubbliche amministrazioni adottano un “consumo critico”: gli Acquisti verdi. Nel nostro Paese sono undici le categorie di prodotti e servizi per i quali sono indicati tutti i criteri per la loro acquisizione

Scritto da il 24 novembre 2014 alle 7:00 | 0 commenti

Al mercato della pubblica amministrazione

Articolo a firma di Veronica Caciagli e Letizia Palmisano

Mai come in tempi di “spending review” comuni, province, regioni ed enti pubblici devono avere dimestichezza con il colore verde in materia di acquisti. Battute a parte, per acquisti verdi della pubblica amministrazione si intendono gli strumenti volontari di politica ambientale per le amministrazioni locali introdotti dalla Comunità europea per incidere in chiave ecosostenibile sulla competitività del sistema produttivo. Basti pensare che i volumi di spesa annuali della PA per beni e servizi ammontano mediamente, a livello europeo, a circa il 16 – 19% del PIL pari, secondo le stime, a circa 2 trilioni di euro.

È la stessa normativa europea a definire “Green Public Procurement” – tradotto in italiano in Acquisti Verdi – come “[...] l’approccio in base al quale le amministrazioni pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.

Se negli ultimi decenni, infatti, si sono sviluppati movimenti di consumatori critici e consapevoli che hanno deciso di “segnalare” alle imprese, attraverso i loro acquisti, i comportamenti che approvano e quelli che condannano, l’Europa ha deciso di non essere da meno anche perché le pubbliche amministrazioni costituiscono i primi grandi acquirenti a livello continentale. La disciplina sui GPP – attraverso la leva della domanda pubblica – punta ad incrementare la qualità ambientale delle forniture e degli affidamenti e a razionalizzare la spesa pubblica con il fine di favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale, premiando le aziende che investono in ricerca e sviluppo tecnologico, formando e diffondendo la cultura degli acquisti verdi.

In attuazione delle disposizioni europee, l’Italia si è dotata di un Piano di azione nazionale (PAN) sugli acquisti verdi che ha individuato 11 categorie di prodotti e servizi per i quali sono stati indicati i Criteri ambientali minimi (CAM) – adottati con decreto ministeriale – relativi agli acquisti della pubblica amministrazione. Tali criteri riguardano le regole di esecuzione dell’appalto, i requisiti tecnici di carattere ambientale di base indispensabili per partecipare alle gare ed eventuali criteri premianti che conferiscono punteggi aggiuntivi grazie alle maggiori prestazioni ambientali che possono garantire. Le aree merceologiche spaziano dagli arredi all’edilizia, dai servizi urbani e al territorio a quelli energetici e continuano con l’elettronica, i prodotti tessili e calzature, la cancelleria, la ristorazione, i servizi di gestione degli edifici e trasporti. «I CAM, per come sono stati concepiti – spiega Paolo Fabbri, esperto di GPP e presidente di Punto 3 – , sono a tutti gli effetti dei “bandi tipo” che consentono agli Enti di “copiare e incollare” criteri ambientali nelle diverse fasi delle procedure di gara».

Criteri volontari sì, ma fino ad un certo punto. «Anche se in Italia il GPP non è considerato obbligatorio, è altrettanto vero che l’evoluzione normativa a livello europeo e nazionale negli ultimi anni si sta muovendo in senso opposto – ci spiega Gianluigi Tundo presidente di GPP Salento, associazione che fa consulenza sugli acquisti verdi in Puglia -, basti pensare al D.lgs 203/2003 che obbliga enti pubblici e società a prevalente capitale pubblico ad acquistare almeno il 30% di beni e manufatti in materiale riciclato, oppure al D.lgs. 115/2008 sull’efficienza degli usi finali dell’energia e i servizi energetici e al D.lgs 24/2011 sulla promozione di veicoli a basso impatto ambientale e a basso consumo». In tal senso anche Fabbri il quale sottolinea come «a prescindere dalla volontarietà, fare GPP significa applicare appieno il D.Lgs. 12 aprile 2006 n. 163, Codice dei contratti pubblici che ha recepito le Direttive comunitarie sugli appalti pubblici (Direttiva 17 e 18 del 2004) ». In particolare, all’interno del Codice, l’art. 2 stabilisce la possibilità di “subordinare il principio di economicità a criteri ispirati da esigenze sociali, dalla tutela dell’ambiente e della salute e dalla promozione dello sviluppo sostenibile” e l’art. 68 introduce nel nostro ordinamento l’obbligo di definire le specifiche tecniche “ogni qualvolta sia possibile, […] in modo da tenere conto dei criteri di accessibilità per i soggetti disabili, di una progettazione adeguata per tutti gli utenti, della tutela ambientale”.

ACQUISTI VERDI: I SETTORI PIÙ VIRTUOSI
Quando si pensa al GPP il nostro pensiero corre velocemente verso quello che è il settore simbolo degli acquisti verdi: la cartoleria e in particolare i consumi di carta. Sicuramente questo è un ambito in cui orientare le scelte di acquisto è relativamente semplice, ma ci sono anche altre categorie all’avanguardia in termini di GPP.

Ad esempio, in Italia una forte attenzione è prestata alla ristorazione: da un’analisi realizzata sui bandi pubblici contenenti servizi di ristorazione, per un totale di circa 950 milioni messi a gara (“Indagine Ristorazione 2012”, Ecosistemi), risulta che tutti i bandi contengono alcuni criteri ambientali, anche se non sempre correttamente applicati. Tra i temi maggiormente considerati ci sono le modalità produttive, l’utilizzo di stoviglie non monouso, il commercio equo e solidale, la modalità di servire il pasto, bevande alla spina (per ridurre gli imballaggi), oltre al possesso di certificazioni ambientali per i fornitori. Tra le caratteristiche oggetto di attenzione ci sono anche le filiere locali, attraverso cui si riesce a impattare sia sulle modalità di distribuzione, con la riduzione dei chilometri di distanza tra produzione e consumo, che sulle tecniche produttive, con un’attenzione al biologico, al tipico, alla qualità del prodotto.

Ci sono, poi, settori che proprio grazie al GPP sono stati radicalmente trasformati: è il caso dell’illuminazione pubblica, oggi trainata dai LED. Una rivoluzione settoriale partita proprio dalla domanda generata mettendoli nei capitolati, e che ha portato a una diffusione delle nuove tecnologie al LED in pochissimo tempo. Altri settori in rapida evoluzione sono quelli delle pulizie, con l’utilizzo di prodotti con marchio Ecolabel e sostanze meno nocive, e la manutenzione delle strade, con il crescente uso dell’asfalto a freddo, risparmiando energia nella posa, e l’impiego dei pneumatici fuori uso (PFU) nel manto stradale.

Tra i settori che sono più in difficoltà nell’attuazione dei GPP troviamo, invece, gli arredi, che potrebbero trovare un interessante sviluppo nel prossimo futuro con una relazione con le filiere del bosco/legno italiane; le divise e i tessuti, dove la filiera è di carattere globale e quindi di più difficile controllo; i rifiuti, un settore complesso; e l’edilizia, in cui ancora non sono stati redatti criteri ambientali minimi.

MELPIGNANO SOUNDS GREEN
Tra le finalità delle politiche ambientali del GPP vi è la diffusione della cultura degli acquisti verdi all’interno della comunità, con la PA che si pone come esempio virtuoso per i cittadini, mettendo, inoltre, a disposizione una serie di strumenti per promuovere gli acquisti sostenibili. In merito al coinvolgimento del mondo imprenditoriale, i CAM introducono spesso tra i criteri premianti la prossimità tra il fornitore e la stazione appaltante al fine di favorire il Km zero ed incentivare le aziende locali ad intraprendere percorsi aziendali ecosostenibili.

Nel rispetto di questo spirito, a Melpignano (LE) – paese noto per la Notte della Taranta – è partito un progetto pilota di 6 mesi che si propone di andare oltre il classico piano di GPP, coinvolgendo tutti i portatori di interesse all’interno della comunità, come imprese, associazioni, comitati e singoli cittadini. L’iniziativa – ci spiega Gianluigi Tundo, presidente di GPP Salento, associazione consulente del progetto – prevede la creazione di un Ecosportello online sul quale saranno accessibili informazioni, servizi come la “borsa del rifiuto” (scambio/acquisto di prodotti inutilizzati), i dati sui gruppi di acquisto congiunti, la possibilità di comprare prodotti verdi certificati da distributori locali e il car pooling. Forum verdi avranno poi l’obiettivo di realizzare l’interscambio di informazioni e buone pratiche sul risparmio economico, ambientale ed energetico. Uno spazio sarà dedicato alla formazione rivolta alle imprese che vogliono riconvertire i propri prodotti/servizi in un’offerta “green” e – in applicazione dei criteri premianti che lo prevedano – favorire nella valutazione degli appalti le offerte dei fornitori a Km zero. «Un tentativo in questa direzione è stato fatto di recente dalla Regione Puglia che ha istituito la centrale di committenza regionale “EmPULIA”, anche se è ancora presto per poterne valutarne la funzionalità» racconta Tundo.

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