Acquisti verdi nella Pubblica amministrazione un po’ grigia
Lo stato dell’arte dei Green public procurement in Italia
Photo: turkeychik
I colletti bianchi della Pubblica amministrazione italiana si domandano cosa voglia dire introdurre nella spesa pubblica i prodotti a basso impatto ambientale, come farlo, a quali aziende rivolgersi, quali siano i finanziamenti e le normative a cui far riferimento. Mentre a livello nazionale mancano risposte pratiche adeguate,la CommissioneEuropeapropone di raggiungere l’obiettivo del 50 per cento di acquisti verdi negli Enti pubblici.
Cosa sono gli Acquisti verdi
In italiano Acquisti verdi pubblici, in inglese Green public procurement (gpp). In concreto si sceglie di acquistare beni e servizi sostenibili che “nell’arco della loro produzione, distribuzione e utilizzo, generano un minor impatto ambientale, rispetto alla media del proprio settore”, per utilizzare le parole di Filippo Lenzerini, Amministratore unico di AcquistiVerdi.it, portale che collega produttori di merci ecocompatibili, con potenziali clienti. Lenzerini sottolinea che gli acquisti per ritenersi verdi “devono possedere un marchio di prodotto (ed esempio Ecolabel, Fsc, Nordic Swan tra i più diffusi) rilasciato da una parte terza indipendente, che certifichi le loro elevate performance ambientali oppure dimostrare di possedere analogie con le garanzie disciplinate dalle etichette ecologiche”.
Gli ambiti di applicazione
Sono numerosi gli ambiti in cui è possibile compiere scelte di acquisto sostenibile, a livello privato e di pubblica amministrazione. Quest’ultima con una spesa che muove ben 110 miliardi di euro l’anno, potrebbe contribuire alla crescita della green economy, settore finora a riparo dalla crisi economica mondiale. Secondo Riccardo Rifici, responsabile dell’ufficio Certificazione ambientale e acquisti pubblici verdi, i gpp a cui si ricorre maggiormente sono “le risme di carta, le apparecchiature informatiche, gli arredi, l’energia, i mezzi di trasporto e le derrate alimentari. I motivi sono legati alla disponibilità di prodotti verdi, anche alla diffusione delle informazione su cosa sia verde e alla disponibilità di criteri ambientali ufficiali, da inserire facilmente nei capitolati di gara”. Prosegue spiegando che attualmente “si sta cercando di effettuare un censimento con la collaborazione dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, per avere dati più precisi sull’impegno italiano in materia di gpp”.
Assenza di cultura per gli Acquisti verdi
Tra il dire e il fare c’è di mezzo la competenza, verrebbe da dire. Non sempre la pubblica amministrazione riesce, infatti, a indire gare d’appalto per acquistare verde. Tekneco ha chiesto agli esperti del settore intervistati, di spiegare i perché. Silvano Falocco, direttore di CompraVerde-BuyGreen, Forum internazionale degli Acquisti Verdi, afferma che una buona diffusione dei gpp nella Pa è ostacolata innanzitutto “dall’assenza di consapevolezza del ruolo che gli acquisti verdi avrebbero come fattore di traino della green economy”. Specifica che: “Il gpp nell’edilizia potrebbe aiutare un settore in difficoltà a riconvertirsi in edilizia ad alta qualità ambientale, bassi consumi energetici e uso di materiali locali. Il gpp nella ristorazione aiuterebbe l’agricoltura di qualità, gli allevamenti nazionali e le aziende agroalimentari italiane. Il gpp nel settore dei mezzi di trasporto e delle auto potrebbe aiutare nella riconversione elettrica di tale settore, mentre il gpp nella fornitura elettrica e nell’illuminazione pubblica, porterebbe enormi riduzioni di consumi e investimenti tecnologici (uso di fonti rinnovabili, led, sistemi di risparmio energetico)”.
Servirebbe più formazione sui gpp
“Chi all’interno dell’amministrazione si occupa di acquisti ignora le opportunità previste dalla normativa di riferimento per favorire gli acquisti verdi nei bandi. Inoltre anche gli Enti più motivati spesso non conoscono bene il mercato dei prodotti ecologici e pertanto, realizzano gare d’appalto per acquistare verde a cui nessuno risponde perché sul mercato non ci sono aziende in grado di far fronte a tutte le esigenze richieste” queste le maggiori problematiche riscontrate da Filippo Lenzerini. A ciò si aggiunge il commento di Sivano Falocco, secondo cui “non tutti devono conoscere gli aspetti tecnici ma dovrebbe essere quasi immediata la comprensione delle partite in gioco. Un sito rivolto alla community degli acquisti pubblici, ai decisori pubblici ed ai fornitori potrebbe essere molto utile a questo scopo”.
Le lacune normative
Ad oggi “manca una norma che incentivi l’uso di criteri ambientali minimi negli appalti pubblici o sanzioni quegli enti – in primi luogo quelli dello Stato centrale (che hanno non hanno quasi fatto nulla sull’introduzione dei criteri ambientali negli appalti) – che non raggiungono gli obiettivi di gpp”, chiarisce Falocco. Conclude precisando che: “Sarebbe necessaria una nota di chiarimento da inviare alla Corte dei Conti, per evitare di continuare a giudicare gli enti solo sulla base degli effetti economici di breve periodo. Molti interventi, soprattutto quelli di tipo energetico, ma anche quelli relativi al settore della ristorazione, hanno un costo iniziale superiore a fronte di riduzioni di costo durature e distribuite nel tempo”.
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L'autore
Anna Simone
Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.
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