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Rinnovabili, sempre più italiani all’estero

Le grandi aziende del settore dimostrano sempre più interesse a investire all’estero. Le testimonianze di alcuni addetti ai lavori

Scritto da il 23 aprile 2012 alle 8:15 | 1 commento

Rinnovabili, sempre più italiani all’estero

Photo: Toniu


Anche nelle rinnovabili sempre più aziende italiane “fuggono” all’estero. Secondo l’ultimo rapporto Althesys incentrato sulle rinnovabili in Italia e gli investimenti si nota in particolare che nell’eolico, dove pure sono cresciute le operazioni rispetto al 2010 (+23%), pur calando i MW (-24%), “prosegue l’aumento degli investimenti all’estero delle aziende italiane che in Italia risentono delle incertezze normative e delle conseguenti difficoltà di accesso al credito”, si legge nell’analisi che sottolinea soprattutto un dato: l’anno scorso i progetti oltreconfine hanno superato per la prima volta quelli domestici, segnando una potenza di 717 MW, circa il 56% del totale.

Non solo: nell’idroelettrico le uniche tre operazioni (pari a 633 MW totali) sono all’estero, tutte in Sudamerica dove, spiega Althesys “vi è ampia disponibilità di risorse idriche ancora poco sfruttate. In Italia, al contrario il settore pare ormai aver raggiunto la saturazione, pur essendoci ancora spazi interessanti per il mini-hydro”.

La voce delle aziende

Tra le aziende presenti alla presentazione del rapporto tre in particolare hanno esposto il loro pensiero circa le opportunità date dall’investire all’estero: Falck Renewable, Enel Green Power e SECI Energia. Partiamo con la prima: stando a quanto riportato da Piero Manzoni, ad della società, “da qui al futuro oltre al rinnovamento degli impianti esistenti investimenti in Italia non ne faremo più. Ci stiamo spostando in Nord Europa, Regno Unito in primis, e poi la Polonia”. La motivazione a investire nell’eolico nel Regno Unito sono date dal fatto che “in particolare nelle Highlands scozzesi, le condizioni di vento superano le 3500 ore e considerando che a 3800/4000 ore siamo già in grid parity.

“Malgrado al momento gli incentivi siano più bassi che in Italia ma con queste condizioni di vento e con lo spread sugli investimenti favorevole diventa interessante investire qui – spiega Manzoni – In Polonia lo scenario è per molti versi analogo”. In Italia, investire diventa un’impresa quasi improba, sottolinea Manzoni: “a causa del credit crunch, per investire nell’eolico bisogna avere rese incredibili: all’estero lo spread tra investimento e produttività è decisamente più favorevole”.

Qualche mese fa proprio Manzoni, inaugurando un parco eolico in Sardegna aveva segnalato l’intenzione a puntare in Inghilterra, dove – aveva detto – “il sistema di incentivi è certo fino al 2017”.

A parere di Enel Green Power, che risente meno, del ‘peso’ degli incentivi “solo il 25%”, sottolinea Felice Egidi, responsabile affari regolamentari, segnala comunque che i numeri all’estero della sua società sono importanti: “oggi dei circa 7000 MW installati (e 650 impianti in esercizio in tutto il mondo nda) circa la metà sono piazzati tra Nord Europa, Nord America, Sud America”. Sulla situazione italiana anche Egidi ha ribadito l’incertezza della situazione normativa con decreti che “si attendono da settembre”.

Per parte di SECI Energia (Gruppo Maccaferri), Michele Scandellari ha ricordato la storia del suo gruppo, che ha riconvertito le originarie attività industriali, “decidendo di investire a fine 2005 in energie rinnovabili” e contando che in Italia hanno segnato passi importanti, per esempio nel settore delle biomasse “dove abbiamo in italia il più importante progetto da filiera agricola corta, ossia conversione ex zuccherifici, all’estero abbiamo cominciato con un progetto idroelettrico in Serbia e poi con progetti fotovoltaici e biogas in Paesi con caratteristiche analoghe alle nostre”.

Lo stesso Scandellari ha rilevato come le aziende italiane all’estero non siano supportate da un sistema nazionale e “con l’eccezione del progetto in Serbia dove il ministero degli Esteri e quello dello Sviluppo economico ci stanno dando una mano in altri progetti l’Italia è meno attrezzata rispetto ad altri Paesi nel sostenere aziende italiane all’estero nel settore sviluppo progetti rinnovabili”.

Rimanendo alla questione investimenti, Scandellari ammette senza mezzi termini che, riguardo alla sua società, in Italia tutto dipenderà dal quadro normativo che si delineerà:“certo è che se le condizioni fossero quelle ‘draconiane’ ventilate in questi giorni andremo a investire solo all’estero”.


Commenti

È stato inserito 1 commento.

  • COTZA Ilvo
    scrive il 27 novembre 2013 alle ore 22:00

    Vi scrivo dalla Sardegna avrei intenzione di installare un aerogeneratore da 55/60 kw, ma le postazioni idonee in Sardegna sono tutte o quasi tutte gravate da vincoli e ostacoli vari. Vorrei sapere se esiste la possibilità di investire nel mini eolico in Europa, dove e soprattutto a chi posso rivolgermi..? Grazie e tanti saluti. Ilvo COTZA

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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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