Molte più luci che ombre per i LED, lampadine del futuro
I sistemi di illuminazione a diodi e le ragioni della loro sempre crescente adozione in svariati settori
Photo: Velo Steve
Dagli stadi alle gallerie d’arte, dall’illuminazione pubblica a quella privata, dalle auto agli apparecchi tecnologici di ultima generazione, il LED (acronimo di light-emitting diode, ossia diodo a emissione luminosa) è arrivato ormai a soddisfare una così grande moltitudine di utilizzi che è difficile non pensare che sia proprio questa la tipologia d’illuminazione protagonista assoluta del futuro.
I vantaggi rispetto alle soluzioni tradizionali
In sé ha tutti gli elementi che possono garantirle uno sviluppo più esteso e significativo, specie se confrontato con i sistemi d’illuminazione tradizionali: “in confronto ai prodotti tradizionali il LED risulta minore la quantità di materiali utilizzata nella fabbricazione; la drastica riduzione degli ingombri e dei pesi agevola e semplifica l’approvvigionamento di materiali, la produzione industriale (completamente meccanizzata e automatizzata) e tutto il ciclo industriale che culmina nel riciclaggio. Inoltre non contiene vetro, vapori, gas, sostanze tossiche o nocive e non emette radiazioni UV e IR; infine i componenti del LED sono facilmente disaggregabili, smaltibili e riciclabili”, spiega Gianni Forcolini, architetto, docente e ricercatore di ruolo presso la Scuola del Design del Politecnico di Milano, autore di “Illuminazione LED” primo libro che tratta da un punto di vista illuminotecnico questa sorgente luminosa.
Lo stesso docente illustra quali siano poi altre destinazioni d’uso di questi dispositivi, integrabili “in completa autonomia di esercizio, con tecnologie fotovoltaiche di sfruttamento dell’energia solare; il LED funziona in corrente continua e a bassissima tensione e quindi è facilmente alimentabile con accumulatori o batterie caricate da fonti energetiche alternative e rinnovabili”. Oltre a contare su elevati rendimenti ed efficienze luminosi i diodi luminosi possono garantire anche su una durata media di vita nell’ordine delle decine di migliaia di ore.
I campi di impiego nel settore pubblico
L’utilizzo dei diodi luminosi è particolarmente utile per centrare gli obiettivi di riduzione dei consumi: gli enti pubblici in questo senso hanno cominciato ad impiegarle seguendo l’esempio della città statunitense di Raleigh, la prima al mondo a dotarsi di questi dispositivi d’illuminazione. Le ragioni che hanno spinto gli amministratori della città nordamericana a passare al LED può essere spiegata da quanto affermato dal dipartimento dell’Energia nazionale: negli Usa con l’adozione di illuminazione a diodi per i prossimi 20 anni si potrebbero ridurre le richieste di energia elettrica da illuminazione del 62% così come eliminare 258 milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Si potrebbe anche evitare la costruzione di 133 nuove centrali elettriche e risparmiare più di 280 miliardi dollari.
Ma risparmio a parte, quali vantaggi ci sono per gli enti locali ad adottare i LED? Un primo vantaggio è quello offerto dalla maggiore sicurezza stradale: “nell’impiego d’illuminazione stradale, sono molto importanti sia l’alta efficienza energetica, sia la lunga durata di vita. Inoltre le migliori sorgenti a scarica hanno efficienze paragonabili a quelle di LED, ma la differenza sta nella qualità cromatica della luce emessa: i diodi generano luce di tonalità bianca, a differenti valori di temperatura di colore, mentre le lampade a scarica hanno basse rese cromatiche e temperature basse (luce colore arancio o giallastra, nelle versioni a vapori di sodio a bassa e ad alta pressione), spiega Forcolini, che sottolinea anche i benefici di un loro utilizzo anche per aree di interesse paesaggistico e per le aree verdi di pregio quali parchi e giardini, grazie alla buona resa dei colori e anche nel settore dell’arte: “ i LED sono particolarmente indicati per le opere d’arte e, in genere, per tutti i beni culturali. In questo caso è assolutamente rilevante la totale assenza, nell’emissione, delle radiazioni infrarosse (termiche) e ultraviolette che causano il deterioramento di molti materiali con cui sono create le opere d’arte e dell’alterazione dei loro pigmenti”.
I punti “oscuri”: l’assenza di norme e i possibili rischi per la salute
Se i vantaggi appaiono evidenti, ci si attenderebbe che a livello normativo questa forma di illuminazione sia tutelata e incentivata, quantomeno per stimolarne l’adozione negli enti pubblici. Non è così. Le ragioni di questa assenza la chiarisce proprio il docente del Politecnico di Milano: “non esistono norme tutelanti o incentivanti in quanto se esistessero andrebbero a detrimento delle lampade convenzionali (che bisogna continuare a produrre per evitare crisi in questo comparto industriale). Esistono, invece, norme tecniche europee di sicurezza e prestazionali specifiche per i LED, pubblicate nel nostro paese dal Comitato Elettrotecnico Italiano che definiscono lo stato dell’arte della tecnologia LED, particolarmente utili perché indicano come usare correttamente le nuove sorgenti”.
C’è anche chi non considera così positiva l’adozione di questa forma illuminotecnica: secondo l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria dell’alimentazione, dell’ambiente e del lavoro (Anses) i LED possono avere conseguenze negative sulla vista. Inoltre pare che la forte intensità luminosa dei LED, che può essere fino a mille volte superiore a quella delle fonti d’illuminazione classiche, comporti dei rischi di abbagliamento. A questo proposito di recente è stata pubblicata una norma europea molto importante, la UNI EN 62471 ‘Sicurezza fotobiologica delle lampade e dei sistemi di lampade’ che vuole proprio definire il grado di pericolosità “di tutte le lampade in commercio, non solo i LED – spiega Forcolini –. A breve saranno disponibili dei sistemi di informazione a corredo dei prodotti per avvertire dell’eventuale pericolosità nell’uso di questi prodotti o per garantire l’assenza di rischi. L’allarme è nato perché molti LED che emettono luce bianca hanno, nello spettro di emissione, un picco nelle frequenze del blu che può comportare dei rischi per la retina dell’occhio. Occorre dunque prestare attenzione e i progettisti devono accertarsi, in ogni applicazione, che i LED di potenza non generino luce direttamente verso gli osservatori, senza schermi o sistemi di filtraggio”.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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