L'Intervista ad Alessandro Marangoni
Marangoni: aste eolico, i ribassi arrivano da soggetti non strutturati
Il ceo di Althesys commenta il problema della fine degli incentivi per le rinnovabili e la sua logica di strategia energetica
L’eolico italiano, come confermato anche dagli ultimi dati resi disponibili da Terna, non vive certo uno dei suoi momenti più felici. La colpa, secondo le principali associazioni di categoria, è anche del funzionamento del meccanismo di incentivazione vigente, in particolare le aste competitive per i grandi impianti. Ne abbiamo parlato con Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys.
Condividete il giudizio negativo delle associazioni di categoria sul funzionamento del sistema di aste?
Ovviamente le associazioni di categoria fanno un po’ il loro mestiere, ma vedendo i numeri dei risultati sulle aste non si può certo dire che il meccanismo sia stato perfetto. Dividerei il tema aste, però, in due: il pricing e quello che è stato realizzato. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, le osservazioni delle associazioni non sono del tutto sbagliate: il meccanismo nei primi bandi ha visto pochi partecipanti, mentre nell’ultimo le domande sono state più del triplo rispetto al contingente. Ma soprattutto, a due anni dalla prima asta quello che è stato realizzato è veramente poco e questo significa che qualcosa non ha girato per il meglio. Per quanto riguarda il pricing, la questione è più articolata: rispetto a un prezzo pieno, non c’è dubbio che un incentivo di 85-90 euro per MWh (come emerso dalle aste 201) non sia elevato. Come Althesys, però, nel rapporto Irex relativo al 2013,avevamo individuato un costo pieno di 101 euro. Questa analisi teneva conto di tempi lunghi di progettazione e permitting e delle stesse carenze di rete. Dunque, secondo il mio modesto parere, scendere da 101 a 90 euro, soprattutto per soggetti globali (ad esempio come Enel Gp), che acquistano su larga scala la tecnologia, non lo trovo così fuori dal mondo. Quello che trovo più curioso è il fatto che molte di queste quotazioni basse non siano state formulate da soggetti che hanno le caratteristiche tecniche e finanziarie per poterlo fare. Al contrario, sono state proposte da illustri sconosciuti nel settore eolico. Si rischia di tornare, insomma, a un problema già noto nel passato al mondo delle rinnovabili, ossia a developer che non sviluppano realmente gli impianti ma che si limitano a rivendere le autorizzazioni ottenute. Il sospetto che si stia verificando un fenomeno del genere anche oggi nell’eolico c’è ed è fondato.
Collegato al tema delle aste c’ è l’attesa della fine dei fondi per le rinnovabili non fotovoltaiche. Si tratta di un problema concreto?
Io credo che ci sia un discorso più ampio da fare: gli incentivi sono un elemento importante, ma il problema sta a monte. Non mi sembra che ci sia stato un indirizzo abbastanza chiaro su quello che si vuole fare nel lungo termine in materia di energia. Al contrario, si è andati a spizzichi e bocconi, a mettere delle toppe, dunque non nel quadro di una strategia organica, probabilmente per rispondere a delle esigenze politiche, come successo nel caso dello Spalma incentivi. Non sto dicendo che si dovrebbe pensare a una nuova stagione di incentivi per le rinnovabili elettriche, anche perché probabilmente non ce ne sono le condizioni. La questione del futuro mix energetico dovrà però essere necessariamente affrontata. Anche perché è vero che le rinnovabili sono spinte da un motivo ambientale ma c’è un secondo aspetto molto importante da tenere in considerazione, quello della supply security, che invece da noi resta spesso in secondo piano. Certo, non è con le rinnovabili che si risolve interamente il problema della sicurezza energetica nazionale, ma le fonti pulite fanno sicuramente parte del puzzle di soluzioni. Credo, dunque, che il tema prioritario sia quello porsi il problema di dove si vuole andare in materia di energia, poi le soluzioni tecniche in qualche modo si troveranno, possono essere tante, anche di tipo indiretto.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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