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L’industria italiana e l’efficienza energetica | Tekneco

Tekneco #10 – Primo Piano

L’industria italiana e l’efficienza energetica

Le nostre imprese scontano una bolletta troppo cara. Le soluzioni di risparmio potrebbero incidere anche sulle performance economiche aziendali

Scritto da il 25 febbraio 2013 alle 8:30 | 0 commenti

L’industria italiana e l’efficienza energetica

L’Italia, come noto, presenta una notevole dipendenza energetica dall’estero, ossia acquista in buona parte da fuori le fonti necessarie a soddisfare il suo fabbisogno: in media (dato 2010) l’import estero pesa per l’84% (soprattutto gas), contro un dato della Ue a 27 del 53%.

Da questo differenziale prende le mosse l’Energy & Efficiency report 2012 elaborato dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, perché ritenuto la causa principale dell’eccessiva onerosità della bolletta energetica delle imprese italiane. Il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica, infatti, nel nostro Paese è di quasi 72 euro per MWh (2011, fonte Sen), ossia il 29% in più che in Germania.

Non va molto meglio per il gas naturale, che presenta nel nostro Paese prezzi spot superiori del 20% a quelli della media europea. Date queste premesse, logica vorrebbe che la limitazione degli sprechi e l’ottimizzazione dei consumi nella propria attività produttiva fossero quasi naturali per ogni industria nazionale. Eppure, a causa di numerosi ostacoli di natura culturale ed economica (che Vittorio Chiesa dettaglia nell’intervista successiva, ndr), l’Italia rischia di non sfruttare al massimo il proprio potenziale di risparmio energetico.

I ricercatori hanno calcolato che il potenziale teorico derivante dall’adozione di soluzioni di efficientamento energetico in Italia da qui al 2020 (senza tener conto di quanto già è stato fatto sino al 2012) è pari complessivamente a 3,9 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), ossia oltre il doppio di quanto stabilito dagli obiettivi fissati dal Paee 2011 (Piano d’azione sull’effi cienza energetica).

Il potenziale di risparmio “ragionevolmente acquisibile” entro il 2020 (comprensivo anche di quello già ottenuto al 2011) è invece pari a 1,4 Mtep, in linea con il target del Paee 2011. In ogni caso, con questi numeri, sarebbe possibile rendere l’Italia un Paese all’avanguardia in Europa per l’efficienza energetica nel settore industriale. Inoltre – e non è un particolare di poco conto in questi tempi di crisi – il risparmio ottenuto in bolletta potrebbe ripercuotersi positivamente sulle performance economiche aziendali. Una riduzione del 10% sulla spesa in energia, ha stimato infatti il Politecnico di Milano, produce miglioramenti compresi tra il 2 e il 6% dell’Ebitda aziendale (margine operativo lordo).

COME INCIDERE SUI TEMPI DI PAYBACK

Indicazioni molto significative sono arrivate da un’analisi specifica del report, che ha valutato la convenienza economica dell’adozione delle soluzioni più efficienti nelle industrie italiane: il risultato complessivo è che, se si considera l’effetto di risparmio energetico sull’intera vita utile delle diverse tecnologie, larga parte degli interventi di efficientamento è già oggi economicamente conveniente anche in assenza di alcuna forma di incentivazione.

Tuttavia, questi investimenti sono caratterizzati da payback piuttosto lunghi, raramente al di sotto dei 3-5 anni e, tra l’altro, il tempo di ripagamento è fortemente variabile in funzione delle ore di utilizzo della tecnologia. Ecco perché, secondo il Politecnico di Milano, sarebbe estremamente importante promuovere la definizione di un organico schema di misure incentivanti, mirato ad accelerare il recupero finanziario degli investimenti.

In particolare il legislatore dovrà distinguere tra tecnologie che hanno già oggi una maggiore facilità di penetrazione del mercato (come i gruppi di continuità Ups, posseduti da quasi la metà delle industrie) e altre che necessitano di un intervento ad hoc, come la cogenerazione, gli inverter, i motori elettrici ad alta efficienza (che hanno un tasso di penetrazione stimato tra il 25 e il 40%). Altre soluzioni, come ad esempio i sistemi Orc, andranno maggiormente supportate per favorirne l’adozione da parte delle nostre industrie.

 

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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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