Politiche energetiche
La rivoluzione verde tedesca ritrova la spinta
L'Energiewende voluta dal Governo Merkel ha messo a segno buoni risultati nel 2014, con le rinnovabili in deciso aumento e le emissioni in calo
Perché l’Unione europea ha scelto, ormai parecchi anni fa, la strada delle energie rinnovabili e del contenimento delle emissioni? Le ragioni sono diverse: alla base ci sono motivi ambientali estremamente seri, ragioni di carattere industriale-strategico (la necessità di aumentare l’indipendenza energetica del Vecchio Continente) ma esiste anche, non bisogna nasconderlo, una precisa ragione di carattere politico. Ossia il famoso pacchetto 20-20-20 è stato varato anche perché è stato fortemente voluto da quella che oggi è la nazione più potente dell’Unione europea, ovvero la Germania della Merkel. Che ormai da alcuni anni a questa parte ha optato per una transizione energetica di grande portata, la cosiddetta Energiewende, che prevede l’implementazione massiccia delle rinnovabili, a scapito delle fonti tradizionali, dato anche l’addio al nucleare deciso all’indomani di Fukushima. Una politica che, c’è da dire, ha suscitato un dibattito quantomeno acceso, soprattutto da parte di chi ha messo in evidenza i costi “eccessivi” di questa svolta energetica che, secondo i contestatori, non avrebbe prodotto i risultati attesi. In particolare, l’aumento delle emissioni di carbonio tedesche, rilevato nel 2012 e nel 2013, era abbastanza imbarazzante per Berlino, e anche i numeri sulle rinnovabili erano meno travolgenti di quanto ipotizzato, complice anche lo stallo nell’eolico offshore.
I risultati del 2014 sembrano invece promuovere l’Energiewende: in particolare le rinnovabili hanno generato il 27,3 per cento dell’energia elettrica della Germania, in risalita dal 25 per cento dello scorso anno. Fa effetto pensare che queste percentuali in Italia siano notevolmente superiori, anche se c’è da dire il nostro Paese ha potuto contare su una base storica di idroelettrico tradizionale decisamente superiore a quella della Germania. Altro aspetto positivo è che il consumo di energia è sceso del 3,8 per cento, mentre l’economia è cresciuta del 1,4 per cento, a testimonianza del fatto che gli investimenti in dispositivi e attrezzature per il risparmio energetico stanno dando risultati.
Inoltre le emissioni di gas serra sono finalmente diminuite e, aspetto ancora più importante, il prezzo all’ingrosso della generazione elettrica è sceso a 33 euro per MWh, contro i 38 euro del 2013, fattore che ha consentito la Germania di esportare energia a livelli record. Questa crescita proseguirà anche in futuro? Una incognita è legata al taglio delle tariffe feed-in deciso nel 2014, che non dovrebbe intaccare gli investimenti dei grandi produttori ma potrebbe rendere più complicati quelli dei privati, che invece sono stati sinora la colonna portante dell’Energiewende.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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