Impianti fotovoltaici
Impianto FV autonomo, soluzione…in via di sviluppo
Risposta alle esigenze di elettrificazione di zone rurali isolate, cresce nei Paesi in via di Sviluppo e in quelli industrializzati
Photo: Trama TecnoAmbiental
In montagna si vedono sempre più spesso, nelle baite isolate, spuntare pannelli solari. Sono impianti fotovoltaici autonomi, simili a quelli adottati su camper e barche. Si tratta di soluzioni sempre più estese nei Paesi in via di sviluppo, dove le oggettive difficoltà ad allacciare alla rete elettrica nazionale comunità poste in luoghi impervi sono fattori che spingono verso la richiesta di impianti stand alone.
Tali sistemi possono essere rivolti all’alimentazione di singoli nuclei abitativi o strutturati per microreti: queste ultime sono, attualmente, la risposta più adatta da un punto di vista economico, sociale e tecnico alle esigenze di intere comunità isolate”
Ma in Paesi quali l’Italia è possibile crearsi un impianto autonomo pur avendo la possibilità di allacciarsi alla rete nazionale? Abbiamo rivolto la domanda a Matteo Briganti, ingegnere di progetto presso Trama TecnoAmbiental (TTA), società spagnola specializzata in soluzioni specifiche quali le microreti ibride a generazione rinnovabile (costituite da un impianto a energia rinnovabile, per lo più fotovoltaico o eolico, e, se richiesto ma non necessario, da un gruppo elettrogeno di back-up, alimentato con combustibili rinnovabili o fossili).
Impianto autonomo, praticabile sì ma…
«La fattibilità tecnica c’è ed è collaudata da tempo, ma occorre considerare due problemi, uno di natura normativa l’altro economica. Nel primo caso è possibile realizzare un impianto “a isola” in un contesto non allacciato alla rete elettrica nazionale». Va detto, però, che in Italia come in molti altri paesi della comunità europea non è possibile realizzare un sistema “duale” ossia autonomo, ma con la possibilità di connettersi, e quindi di ricevere l´erogazione di elettricità dalla rete nazionale in caso di necessità.
Detto questo, occorre specificare cosa s’intende per un impianto stand-alone: è costituito da un impianto di generazione, uno di accumulo e uno di trasformazione; il primo genera appunto energia (per esempio pannelli solari), il secondo la immagazzina (batteria al piombo, simile a quella dell’auto ma decisamente più potente, oppure l’opzione sempre più richiesta al litio) e il terzo trasforma la corrente accumulata nella giusta tensione e frequenza per chi ne usufruisce (inverter).
Passiamo ai costi: «Rispetto a un impianto fotovoltaico connesso alla rete, uno stand alone ha un costo in più dato dal sistema di accumulo: per dare solo un’idea generica, in quanto le variabili in gioco sono molte, se il costo per un’utenza residenziale è di 2 euro/Wp installati, per uno autonomo si va sui 5 euro», stima Briganti.
Altre questioni da considerare, a livello pratico, spiega Briganti sono rappresentati dal fatto che «il sistema autonomo ha due limiti: uno di potenza (un impianto domestico standard è di 3 kW) ma anche uno di energia (kWh) che implica un limite nel periodo di tempo in cui è possibile utilizzare i 3 kW. Questo limite dipende da quante energia viene prodotta dai pannelli solari, e quindi dalla zona in cui si installa l’mpianto, e dalla capacità di immagazzinare energia delle batterie».
Quindi, chi decide di realizzare un impianto autonomo deve calibrare la propria energia in base all’utilizzo che deve farne: «per esempio, il fruitore deve sapere che la lavatrice deve attivarla preferibilmente in un giorno di sole a batterie mediamente cariche».
Prospettive rosee grazie alle smart grid
Se in Italia e, in generale, nei Paesi industrializzati, un impianto autonomo è oggi realizzabile ma ancora troppo dispendioso e scomodo rispetto alla soluzione “solare connesso in rete”, nei Paesi in via di sviluppo si è già affermata come un’opzione sempre più appetibile: «la nostra azienda registra un incremento costante di richieste proprio in questi Paesi – ammette l’ingegnere di produzione della TTA –. Lavoriamo in tutta la fascia tropicale ed equatoriale specie con le microreti. L’ultimo progetto di TTA ha visto l´installazione della prima microrete ibrida a generazione solare (27,3 kWp) nell Isola di Santo Antao a Capo Verde (illustrato nella foto)».
Proprio queste ultime possono diventare interessanti anche in contesti quali quello europeo: «nel futuro grazie alle smart grid si potranno prevedere apporti energetici focalizzati in piccole comunità. Dovrà cambiare sia la tecnologia delle reti di distribuzione, ancora legata all’ottica di un’immissione in direzione univoca dell’elettricità, sia la legislazione – che in diversi Paesi è rigidamente ancorata a logiche di tariffazione inadeguate – sia la mentalità: nei progetti che realizziamo, facciamo adeguata formazione agli utenti finali. Cambiare le abitudini dei fruitori sembra difficile, ma il più delle volte avviene rapidamente e con completo successo», conclude Briganti.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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giuliano
scrive il 23 settembre 2012 alle ore 17:31
vorei informazioni su impianti fv autonomi
piero
scrive il 04 luglio 2016 alle ore 12:18
con un impianto eolico,non si riesce a essere autonomi per sempre ,è in qualunque situazione meteorologica?