Energia e Ambiente
Fracking, l’Italia ci mette una pietra sopra
La commissione Ambiente della Camera vieta la tecnica di fratturazione idraulica per la ricerca di idrocarburi. E promuove la nascita di aree “oil free”
È un “no” definitivo quello espresso dalla commissione Ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera, al fracking, tecnica di fratturazione idraulica del sottosuolo mirata alla ricerca di idrocarburi.
Il divieto è contenuto nelle “Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014)”. In esse si legge che “Ai fini della tutela delle acque sotterranee dall’inquinamento e per promuovere un razionale (uso) del patrimonio idrico nazionale, tenuto anche conto del principio di precauzione per quanto attiene il rischio sismico e la prevenzione di incidenti rilevanti, nelle attività di ricerca o coltivazione di idrocarburi rilasciate dallo Stato sono vietate le tecniche di stimolazione idraulica del giacimento mediante iniezione in pressione nel sottosuolo di fluidi liquidi o gassosi, compresi eventuali additivi, finalizzata a produrre o favorire la fratturazione delle formazioni rocciose in cui sono intrappolati gli idrocarburi”.
Non solo: i titolari di permessi di ricerca o di concessioni di coltivazione sono tenuti a comunicare entro fine anno al ministero dello Sviluppo economico e al ministero dell’ambiente “i dati e le informazioni relative all’utilizzo pregresso di tali tecniche per ciascun titolo, anche in via sperimentale, comprese quelle sugli additivi utilizzati precisandone la composizione chimica”. Chi non lo farà vedrà decadere il relativo titolo.
Altra decisione interessante in tema energetico-ambientale è l’istituzione e promozione di aree “oil free”. Come si spiega nel testo, l’idea parte dall’obiettivo di promuovere su base sperimentale e sussidiaria la progressiva fuoriuscita dall’economia basata sul ciclo del carbonio, e di raggiungere gli standard europei in materia di sostenibilità ambientale. Da qui le “Oil Free Zone” vale a dire un’area territoriale nella quale, entro un determinato arco temporale e sulla base di specifico atto di indirizzo adottato dai Comuni del territorio di riferimento, si prevede la progressiva sostituzione del petrolio e dei suoi derivati con energie da fonti rinnovabili. La costituzione di tali aree “viene promossa dai Comuni interessati, per il tramite delle Unioni di Comuni e delle Unioni di Comuni montani di riferimento”.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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