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Energia del vento

Eolico, incentivi più bassi e complicati

Con il meccanismo in vigore dall’inizio dell’anno, solo i piccoli impianti sotto i 60 kW sono liberi di accedere direttamente agli incentivi

Scritto da il 12 giugno 2013 alle 8:31 | 3 Commenti

Eolico, incentivi più bassi e complicati

L’eolico italiano, secondo i dati del Gse, gode attualmente di circa un miliardo di euro di incentivazione annua, in gran parte con i Certificati verdi, che hanno favorito l’installazione di circa 8 GW di impianti al 2012 su tutto il territorio nazionale.

Dall’inizio dell’anno, però, le modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti eolici sono stabilite dal DM 6 luglio 2012, una riforma contestatissima dalle associazioni di categoria. Come noto questo decreto, entrato in vigore a  gennaio 2013, ha disciplinato le modalità di sostegno di tutta l’energia elettrica rinnovabile non fotovoltaica che, complessivamente, non potrà superare il valore di 5,8 miliardi di euro annui ( oggi siamo a 4,22 miliardi di euro).

Gli incentivi sono riconosciuti sulla produzione di energia elettrica netta immessa in rete dall’impianto; l’energia elettrica auto consumata, perciò, non ha accesso agli incentivi. Rispetto al passato, oltre che su un robusto taglio delle tariffe incentivanti (intorno al -10%), il nuovo sistema si basa su un complicato sistema di Registri (per gli impianti tra i 60 kW e i 5 MW) e aste al ribasso (oltre 5 MW), che rende incerta l’effettiva possibilità di sostegno pubblico, al momento ancora fondamentale per far quadrare il ritorno economico dell’investimento nelle turbine. Sotto i 60 kW, invece, l’accesso agli incentivi è diretto e, difatti, si sta assistendo a un certo fermento nel mini eolico.  Le tariffe si riducono del 2% all’anno a partire dal 2014, fatte salve le eccezioni previste nel caso di mancato raggiungimento dell’80% della potenza del contingente annuo previsto per i registri e per le aste.

L’esito del sistema è contraddittorio: il primo registro per l’eolico, che vedeva una potenza disponibile massima di 60 MW ha visto richieste per oltre 191 MW. Le aste, invece, che mettevano in palio ben 500 MW, hanno ricevuto domande solo per 442 MW. Secondo le associazioni di categoria questo testimonia il sostanziale flop del nuovo regime ma, secondo altri, è il risultato della serietà del meccanismo, che imponeva garanzie bancarie ingenti.

Quel che è certo è che, se negli ultimi anni la remunerazione minima per considerare un investimento eolico è sempre stata non inferiore ai 150 €/MWh, il meccanismo delle Aste ha invece mostrato come ci siano operatori pronti a investire con un incentivazione di 100 €/MWh. Inoltre la riduzione delle tariffe, intrinseca al meccanismo delle aste, ha imposto di selezionare e privilegiare solo i siti con elevate ventosità.


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L'autore

Gianluigi Torchiani

Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili


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