incentivi alle rinnovabili
Eolico, i nuovi incentivi non porteranno nuovi costi
Uno studio Anev evidenzia come il finanziamento previsto per il quinquennio 2016-2020 sarà più che compensato dall'uscita di molti impianti dal sistema di incentivazione
L’eolico italiano è reduce dal suo Annus Horribilis, con le installazioni crollate ai minimi termini e molte imprese del settore in evidente difficoltà, anche dal punto di vista occupazionale. Eppure esiste ancora una possibilità di riscatto per questo settore che, in particolare, risiede nella possibilità (molto concreta) che il Governo metta a disposizione nuovi incentivi per il prossimo quinquennio. Una proposta che, a dire la verità, non piace a tutti, in particolare agli storici oppositori delle pale, che oltre ai presunti aspetti negativi per il paesaggio, mettono in evidenza anche il rischio che gli utenti elettrici italiano debbano foraggiare ulteriormente la costruzione di questi impianti. Una tesi che è rispedita al mittente da Anev, la principale associazione di categoria del settore, secondo cui – anche con la realizzazione di nuove aste e registri per l’eolico – il sistema vedrebbe nei prossimi 6 anni ridursi la componente A3 della bolletta elettrica di 2 miliardi di euro.
Secondo l’Anev “l’adozione dei nuovi contingenti per l’eolico risulta oltremodo opportuna in quanto i benefici connessi alla realizzazione dei nuovi impianti (riduzione del prezzo elettrico, gettito fiscale, benefici territoriali) risultano significativamente superiori rispetto ai costi di incentivazione previsti”. In buona sostanza, il peso dei nuovi sussidi sarebbe più che sopportabile perché, nei prossimi anni, molti degli impianti eolici che erano stati finanziati negli scorsi anni, termineranno il loro periodo d’incentivazione (tra l’altro sarà interessante osservare che fine faranno questi impianti).
Nello studio si è infatti stimato che l’effetto sull’andamento dei costi delle 5 nuove aste per l’incentivazione complessiva di 2.500 MW eolici nel periodo 2015-2019 (contingenti annuali di 500 MW, aste 2015-2016-2017 con base d’asta pari a 115 €/MWh, aste 2018-2019 con base d’asta pari a 110 €/MWh,), vedrebbe comunque una diminuzione del costo degli incentivi. In pratica i maggiori costi sarebbero assai inferiori rispetto al risparmio dovuto assicurato dai sistemi uscenti. Pertanto, anche nell’anno di maggior costo (il 2022), la spesa aggiuntiva sarebbe pari a un massimo di 83 milioni di euro contro i 391 milioni di minor costo liberati dagli impianti arrivati a fine vita incentivante. Insomma, il rischio di maggiori costi in bolletta dovrebbe essere scongiurato.
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L'autore
Gianluigi Torchiani
Giornalista classe 1981, cagliaritano doc ormai trapiantato a Milano dal 2006. Da diversi anni si interessa del mondo dell’energia e dell'ambiente, con un particolare focus sulle fonti rinnovabili
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