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La nuova vita dei borghi antichi

Mentre ogni anno si consumano 50.000 ettari in nuove costruzioni, migliaia di antichi borghi e centri storici rischiano l’abbandono e il completo degrado.

Scritto da il 11 gennaio 2012 alle 8:20 | 0 commenti

La nuova vita dei borghi antichi

Photo: David Zellaby - flickr.com


«Operatori professionali e investitori sia italiani che esteri sono sempre più attratti da un patrimonio unico al mondo e che può costituire un’inimitabile risorsa del nostro Made in Italy oltre che un asset fondamentale per favorire la ripartenza di processi di sviluppo nel nostro Paese, soprattutto nelle aree più interne e disagiate», così Michele Esposto, presidente di Borghi, sottolinea le potenzialità dei centri storici italiani. Borghi è una realtà che diverse organizzazioni e associazioni hanno cercato di valorizzare attraverso selezioni, bandi, concorsi e premi, nati per portare alla luce le caratteristiche virtuose della frammentata provincia italiana, con l’obiettivo di stimolarne la tutela e il recupero, soprattutto in un momento in cui le nuove edificazioni sono ferme e il settore dell’edilizia si è concentrato sulla ristrutturazione.

L’ultimo movimento, in ordine di tempo, che si propone di difendere il territorio italiano è il forum Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori, nato su impulso dell’associazione Slow Food e del Movimento Stop al Consumo di Territorio e sostenuto da oltre 350 associazioni e comitati locali. Carlo Petrini, presidente di Slow Food e tra i primi aderenti al Forum, sottolinea la necessità di proteggere l’esistente frenando le nuove costruzioni: «Dal 1950 a oggi, l’Italia ha perso milioni di ettari della sua superficie libera. È giunto il momento di fare una campagna comune, di presidiare il territorio in maniera capillare a livello locale, di amplificare l’urlo di milioni di italiani che sono stufi di vedersi distruggere paesaggi e luoghi del cuore». Anche Legambiente si è occupata del consumo del territorio e, attraverso analisi puntuali, ha stimato che la superficie cementificata in Italia, oggetto di continue speculazioni, risulta il 7,6% del territorio nazionale, con un incremento di circa 50.000 ettari l’anno.

Dal censimento alla proposta di legge

Per sottolineare la necessità di tutelare l’esistente e frenare le nuove costruzioni, fra i piani concreti del Forum c’è l’idea di elaborare una proposta di legge di iniziativa popolare per fermare il consumo di suoli fertili e di proporre un censimento, in tutti i Comuni italiani, degli immobili sfitti e non utilizzati. Un metodo che consentirebbe di tutelare l’integrità del paesaggio, principale garanzia per il futuro del Paese, favorendo il turismo, l’agricoltura, la biodiversità naturale, la salubrità dei siti e, non ultima, la tutela del patrimonio storico e architettonico italiano. «Esiste nel nostro Paese un patrimonio sconfinato di piccoli borghi localizzato più o meno diffusamente lungo tutta la penisola. Molto spesso si tratta di un patrimonio in stato di completo abbandono e degrado che necessita pertanto di interventi di ristrutturazione importanti – sottolinea Michele Esposto -. Nel Sud esistono le situazioni più problematiche, ma anche quelle che potrebbero rivelarsi ottime opportunità di investimento considerando che in un operazione di valorizzazione l’acquisizione del patrimonio, sia esso pubblico che privato, potrebbe avvenire con un impegno di risorse molto modesto. Parliamo anche di contesti dove il costo di acquisto degli immobili da ristrutturare può variare tra i 20 e i 50 euro a mq.

Incidono naturalmente in queste operazioni i costi di ristrutturazione che stimiamo possano variare tra i 1000 ed i 1500 euro/mq. Chiaramente in molti casi si tratta di beni di cui si fa anche fatica a recuperare i proprietari, spesso emigrati all’estero. Molti di questi borghi infatti sono stati abbandonati negli anni o a causa delle difficoltà economiche della popolazione o a causa di eventi drammatici come terremoti, alluvioni, frane, che hanno portato molto spesso alla ricostruzione a poca distanza di nuovi centri urbani, con il completo abbandono dei vecchi borghi che quindi diventano fonte di pericoli per la pubblica incolumità.»

L’attenzione verso i borghi storici italiani sta crescendo; se ne parla nelle manifestazioni fieristiche di maggior richiamo e vengono organizzati convegni e manifestazioni che cercano di stimolare l’interesse del grande pubblico. È il caso dell’associazione dei Comuni Virtuosi dove chi aderisce opera «a difesa dell’ambiente per migliorare la qualità della vita e tutelare i Beni Comuni, intesi come beni naturali e relazionali indisponibili che appartengono all’umanità».

L’Associazione ogni anno stila una classifica dei Comuni a 5 Stelle, considerando cinque criteri: gestione del territorio, impronta ecologica, gestione dei rifiuti, mobilità, nuovi stili di vita. L’ultima edizione ha visto come vincitore assoluto il centro di Castellarano in provincia di Reggio Emilia. Fra i promotori più attivi in questo settore vi è anche Legambiente, che, per esempio, redige ogni anno il Rapporto Comuni Rinnovabili, in grado di fotografare lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie rinnovabili a partire dai centri urbani, attraverso un esame di parametri e politiche applicate dalla amministrazioni.

Lo scopo è sottolineare le politiche verdi che, oltre a riqualificare i centri storici, dimostrano che l’uso di fonti energetiche rinnovabili contribuiscono in modo importante al bilancio energetico, costituendo un’alternativa concreta alle fonti fossili e consentendo alle amministrazioni comunali di risparmiare risorse da investire in altri settori più deboli.


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L'autore

Bianca Matteucci

Maturità Classica e laurea in Architettura presso l'Istituto Universitario di Architettura di Venezia. È giornalista professionista con esperienza decennale e collabora con diverse testate nazionali. Scrive di bioarchitettura, energia verde, eco-design, stili di vita eco-sensibili.


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