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Ecco Pandora, l’edificio hi tech su misura dei lavoratori “nomadi” | Tekneco

Tecnologia per uffici

Ecco Pandora, l’edificio hi tech su misura dei lavoratori “nomadi”

Idee innovative per il progetto strutturato sulle esigenze di chi lo abita, si autoalimenta e intende “riprodursi”

Scritto da il 11 gennaio 2012 alle 8:10 | 0 commenti

Ecco Pandora, l’edificio hi tech su misura dei lavoratori “nomadi”

Ore 9: entro con l’auto nel garage della sede di lavoro e la struttura accoglie la mia vettura, adattandosi alle sue dimensioni già lette a distanza. In ufficio mi attende una temperatura immediatamente gradevole, regolata in automatico sulle mie esigenze; il tempo di appoggiare la borsa su una cassettiera di cartone ultraresistente e vado in sala riunioni, che si predispone per ospitare me e gli altri partecipanti al breafing grazie alle pareti mobili. Porto il mio tablet che, manco a dirlo, è già connesso in rete grazie al fatto che l’intero edificio è attrezzato quanto a tecnologie multimediali a fibre ottiche, collegamenti gratuiti wireless-fidelity e piattaforme cloud computing con banda larga… Tutto ciò che avete letto è uno scenario che diventerà realtà nel giro di quattro anni e che andrà in scena a Venezia Marghera: stiamo parlando del progetto Pandora, un edificio da realizzarsi quale ampliamento dell’attuale VEGA – Parco Scientifico Tecnologico di Venezia e che dovrebbe sorgere, come da obiettivi, nel 2015. Uno spazio da 9000 metri cubi, strutturato su nove piani dedicati a sale conferenze, spazi di servizio, parcheggi e aree attrezzate.

L’innovazione progettuale

Il nome del progetto è Pandora, ed è concepito come un edificio “intelligente” nel senso più letterale del termine: infatti comprende le persone e le loro necessità, adattandosi per offrire tutti i comfort possibili. Quanto detto all’inizio sono solo alcuni degli aspetti innovativi (mai parola tanto abusata qui è giustamente pronunciabile…) di un progetto ambizioso, quasi azzardato se si pensa che il suo costo, superiore ai 12 milioni di euro, sarà in parte sostenuto dalla Regione Veneto. Il resto però sarà coperto da VEGA, che però non ha liquidità immediata, ma punta a trovare investitori interessati. Pare che di interesse ne abbia destato parecchio, come testimonia il fatto che già a pochi giorni dalla recente presentazione in anteprima mondiale si siano già mossi interessi concreti, come ammette il direttore del parco tecnologico, Michele Vianello: “in questi giorni sto ragionando con possibili investitori”.

Proprio con il direttore di Vega ci siamo soffermati sul motivo per cui è stato possibile concretizzare un’idea in un progetto avanzato e di prossima realizzazione. Essa nasce “dall’intenzione di non progettare un edificio come tradizionalmente viene pensato, ma di cominciare a concepirlo come un’entità intelligente nella misura in cui le persone ospitate dialogano con gli oggetti, gli oggetti comunicano tra di loro e l’edificio stesso comunica con la città. È un progetto unico, che non ha precedenti, che parte dall’idea di utilizzare tecnologie e innovazioni per buona parte già esistenti e assemblarle tra di loro”, cosa finora che nessuno ha fatto, almeno fino a questo punto.

Il fatto poi che sorga a Marghera, area storica dell’industria locale e nazionale, ha una duplice valenza: “innanzitutto Pandora nasce come un edificio a bassissimo impatto ambientale in un luogo di antichissima industrializzazione impattante – spiega Vianello – peraltro, Pandora avrà sensori che rileveranno la qualità dell’aria cittadina e il livello di acidità delle piogge, divenendo esso stesso uno straordinario sensore di qualità ambientale. In secondo luogo è pensato come un edificio ideale per ospitare nomadic worker, ossia la prossima generazione di lavoratori, con il superamento del concetto di fordismo”, di cui il polo industriale veneziano è stato un simbolo. Ecco quindi chi saranno i fruitori di questo complesso: “la tendenza nei prossimi anni per tantissime aziende è quella ormai di far lavorare in modo diverso, quando si può giovare  del cloud computing – ossia quell’insieme di tecnologie in grado di permettere l’accesso a risorse (reti, server, applicazioni…) in modo personalizzabile per l’uso richiesto –, quando le persone hanno tablet o smartphone non ha più senso il concetto di posto di lavoro in un determinato luogo per un determinato orario. L’idea nostra è stata quella di intercettare questa esigenza e di pensare a un edificio estremamente flessibile a soddisfarla”.

Per riuscire nell’intento è stata necessaria la collaborazione tra VEGA e diverse realtà che sull’innovazione tecnologica ne fanno motivo di continua ricerca (Archimedes Logica, Consorzio Venezia Ricerche, eAmbiente, Laboratori Guglielmo Marconi, Veneto Nanotech): uno di questi è il prestigioso istituto statunitense MIT Mobile Experience Laboratory di Boston che ha collaborato attivamente “al layout dell’edificio proprio in chiave di interazione tra oggetti e persone – spiega il direttore di VEGA – Loro hanno lavorato in particolare alla realizzazione di una superficie a fibre ottiche in grado di interagire con la rete”.

Il cuore energetico-ambientale

Veniamo ora alle soluzioni per soddisfare interamente i fabbisogni energetici dell’edificio. Per Pandora, il progetto prevede l’installazione di pannelli fotovoltaici, di tipo tradizionale in copertura dell’edificio mentre sulla parete sud sarà realizzata una parete fotovoltaica semi-trasparente, con le celle inserite in un doppio vetro assemblato poi in una vetrocamera dalle buone caratteristiche di trasmittanza. Da una prima stima progettuale l’insieme dei due sistemi fotovoltaici porterà complessivamente all’installazione di 90-100 kWp. Oltre alla tecnologia fotovoltaica è previsto un impianto di trigenerazione a metano integrato con un impianto di geotermia che fornirà il fabbisogno energetico complessivo rendendo il complesso autonomo, sia per quanto riguarda l’energia elettrica che l’energia termica.

Non è finita qui: la parete sud-ovest è stata pensata in modo tale che prevalga la componente vetrata, per sfruttare l’irraggiamento invernale; la parete sarà schermata da un sistema di membrane costituite da un tessuto nanotecnologico trattato al plasma al biossido di titanio che permette, oltre che alla auto-pulizia, la scissione delle molecole delle polveri sottili e delle NOx, svolgendo un’azione disinquinante dell’aria. Inoltre le membrane hanno la funzione di selezione della componente luminosa della radiazione solare e filtrante della componente riscaldante, quindi avranno funzione di “brise-soleil” in estate e saranno orientabili in modo da schermare sempre in modo ideale il sole estivo e da far passare i raggi solari in inverno. Le parti opache di Pandora saranno ventilate, costituite da uno strato di supporto in cemento armato e finitura in fibrocemento, trattato anch’esso con nanotecnologia al biossido di titanio, rendendo quindi l’involucro esterno dell’edificio un elemento disinquinatore dell’aria e che… respira.

L’intero complesso sfrutterà poi al meglio il recupero dell’acqua piovana con un sistema di raccolta accumulo e depurazione, destinato al consumo potabile, per lavarsi e per altri usi sanitari.

La scelta di sostenibilità comprende naturalmente anche il tetto dell’edificio, la cui copertura di “Pandora” sarà dedicata a giardino pensile che garantirà un buon livello di abbattimento del calore estivo per irraggiamento solare.

Pandora… e poi?

Su Pandora se n’è parlato a sufficienza in molti organi di stampa. Ma quello di cui non si è parlato è l’obiettivo cui si punta con la nascita di un edificio come questo, ovvero ricreare esemplari di questo edificio intelligente in altre aree. “È nostro interesse che ci siano dei cloni”, ammette Vianello. Anche se, conclude, “per ora però è importante creare Pandora poi ragioneremo sui suoi ‘fratellini’”.


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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