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Architettura bio e feng shui per costruzioni e ristrutturazioni

sviluppo bioarchitettura

Architettura bio e feng shui per migliorare la nostra vita

L’architetto Silvia Pullega spiega come i criteri di bioarchitettura e dell’antica arte orientale possano contribuire a vivere meglio lo spazio abitato

Scritto da il 13 ottobre 2016 alle 8:00 | 1 commento

Architettura bio e feng shui per migliorare la nostra vita

Photo: Arch. Silvia Pullega


A capo dei lavori per il restauro degli esterni del Circolo cooperativo Unione di Boffalora è l’architetto Silvia Pullega. In occasione della presentazione dei lavori della facciata dello storico edificio abbiamo approfittato per parlare a tutto campo di architettura ecosostenibile, una passione che la professionista coltiva già da circa vent’anni. «Nel 1998 frequentai un corso di bioarchitettura ANAB che mi fece letteralmente innamorare di questa branca» racconta Pullega, che lavorò per anni in uno studio di architettura tradizionale. Ma sempre più è emersa questa vocazione all’attenzione per la qualità del costruito e di chi ci vive dentro, la salubrità e il piacere di abitare uno spazio sano. Questo la portò anche ad approfondire discipline come il  feng shui, l’antica arte cinese geomantica che mira a organizzare in modo armonico lo spazio abitativo perché arrechi benefici alla salute fisica e mentale di chi vive tali spazi. Tali principi li ha applicati in diversi suoi lavori, condotti col suo studio attivo dal 2005.

Architetto Pullega, cosa significa fare restauro in chiave ecosostenibile?

Significa intervenire in un fabbricato attuando determinate pratiche tecniche, tenendo però conto della storia dell’edificio, dell’attenzione alla preservazione dell’opera architettonica che è parte del paesaggio, della storia e della cultura locale. Significa prestare attenzione non solo alla parte su cui occorre intervenire, ma dell’insieme. Adottare prodotti non compatibili con l’esistente è dannoso: basti pensare, per esempio, alle tante volte in cui vediamo gli intonaci che si staccano.  Certo i tempi di lavoro con i materiali naturali sono più lunghi, ma il risultato è ciò che dovrebbe contare e i benefici a lungo termine. Questo, purtroppo, spesso e volentieri non è concepito nella mentalità comune.

Come entra in gioco la bioarchitettura nelle ristrutturazioni edilizie?

Spesso si ha l’idea che per operare in modo eco-compatibile si debba partire assolutamente da zero. Non è così: per esempio, per l’isolamento, al posto dei materiali tradizionali come il polistirene, si possono impiegare prodotti a base sughero, canapa, lana naturale e lana di legno. E il discorso si amplia anche con le pitture, dove la gamma di quelle davvero naturali possono sostituire tranquillamente quelle tradizionali, anche quelle a base acqua, spesso ritenute “ecologiche”, quando in realtà spesso e volentieri utilizzano componenti tutt’altro che naturali.

Intervenire in bioarchitettura sull’esistente, anche se costruito con criteri tradizionali, contribuisce a migliorare la qualità della vita di chi vi abita?

Certo. Già solo utilizzare pitture naturali può migliorarla, evitando emissioni di sostanze tossiche nel tempo. Ma poi, oltre all’isolamento, si può intervenire anche sui pavimenti, puntando su soluzioni in legno trattati con cere e oli ecologici. La cas adeve essere un nido dove uno ritrova se stesso, i suoi affetti e un comfort che deriva da un ambiente salubre.

 E invece il feng shui come può aiutare?

Innanzituto ho sperimentato, studiandolo attentamente, che presenta diversi tratti intimamente connessi con la bioarchitettura. Il feng shui ricerca l’armonia e il benessere di chi vive uno spazio domestico. Non è una pratica magica, ma uno studio attento di accorgimenti adottabili per stare bene in casa ma anche in ufficio, per esempio intervenendo sulla disposizione degli arredi, che offrano una percezione di conforto. Già solo collocare il divano posto con la spalliera contro il muro, produce un effetto rassicurante. Sono piccoli dettagli, ma che insieme aiutano a vivere meglio l’ambiente domestico e lavorativo.

 Cosa serve perché si sviluppi ampiamente una vera cultura ecosostenibile in architettura e in edilizia?

Serve un cambio di mentalità, una formazione attenta a partire dalla stessa manovalanza che poi gestisce i materiali e deve sapere come usarli e quali attenzioni vanno poste per esaltare le qualità e i vantaggi che li caratterizzano.

 


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L'autore

Andrea Ballocchi

Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.


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