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Esperienze

Trulli e canapa per efficienza e sviluppo

Coltivazione no food della canapa e siti inquinati per ristrutturare i Trulli. Al via un progetto in Puglia.

Scritto da il 19 giugno 2014 alle 9:00 | 0 commenti

Trulli e canapa per efficienza e sviluppo

Continua la ripresa dell’utilizzo della canapa dopo anni d’oblio. Alcuni giorni fa abbiamo dato notizia dello sviluppo delle coltivazioni in Italia e specialmente in Calabria con l’esperienza di un coltivatore, mentre ora arriva la notizia, da Assocanapa, che è in corso la ristrutturazione energetica ed edilizia di una delle tipologie edilizie più note al mondo: quella dei trulli pugliesi. Nella Valle dell’Itria, tra Cisternino (Brindisi) e Locorotondo (Bari), infatti, si stanno ristrutturano alcuni antichi trulli di proprietà privata utilizzando materiali di derivazione naturale e biologica, quali calce e per l’appunto canapa, bandendo qualsiasi sostanza di sintesi o di derivazione fossile. Si tratta del primo utilizzo della canapa, le cui proprietà in edilizia sono note, che avviene su degli edifici storici e tutelati come i Trulli e con il quale si stanno testando pratiche e metodologie per mettere a punto l’efficientamento energetico sulle abitazioni più datate che in Italia di sicuro non mancano.

«I vantaggi sono immensi – afferma Andrea Carletti, referente regionale di Assocanapa in Puglia - perche’ si risolve il problema dell’umidità, impiegando un prodotto del tutto naturale. La canapa viene coltivata, racconta, lavorata. Si procede alla separazione della fibra dal canapulo, poi viene portata sul cantiere. Per le applicazioni si usano solo quattro elementi, calce idrata, canapulo, acqua e un mix di minerali per legare la calce con la canapa». «La canapa – prosegue Carletti – durante la sua crescita sequestra la CO2 dall’aria. E per altro così non vengono affatto impiegate sostanze chimiche e tossiche».

E si tratta di una filiera particolare, oltretutto corta, perchè la canapa in questione proviene da zone problematiche sotto al profilo ambientale. Le coltivazioni, infatti, sono state realizzate nei terreni che sono stati oggetto alcuni anni fa d’interdizione al pascolo a Taranto a causa della diossina emessa dall’Ilva, mentre un altro lotto di27 ettari si trova nell’oasi naturale del parco delle Saline di Punta della Contessa che però si trova tra la Centrale Enel Federico II, il petrolchimico e l’area Sin (Sito di interesse nazionale a causa inquinamento) di Brindisi.

La ristrutturazione secondo gli esperti dovrebbe migliorare le già buone caratteristiche dei Trulli che sono delle costruzioni già concepite in base alle condizioni climatiche della zona. Il recupero dei Trulli con la bioedilizia consentirà d’intercettare quella domanda turistica, sempre maggiore, attenta al benessere e all’ecologia, utilizzando una coltivazione realizzata su terreni problematici che non possono essere utilizzati a scopi alimentari. Un’esperienza che potrebbe essere realizzata anche in altri Sin, come la Valle del Sacco nel Lazio (ora “dequalificata” dall’ex Ministro dell’Ambiente Corrado Clini, a Sir) risollevando così l’economia agricola messa in ginocchio dall’inquinamento in attesa delle promesse bonifiche di cui per ora non si vede l’ombra.


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L'autore

Sergio Ferraris

Sergio Ferraris, nato a Vercelli nel 1960 è giornalista professionista e scrive di scienza, tecnologia, energia e ambiente. È direttore della rivista QualEnergia, del portale QualEnergia.it e rubrichista del mensile di Legambiente La Nuova Ecologia. Ha curato oltre cinquanta documentari, per il canale di Rai Educational Explora la Tv delle scienze. Collabora con svariate testate sia specializzate, sia generaliste. Recentemente ha riscoperto la propria passione per la motocicletta ed è divenatato felice possessore di una Moto Guzzi Le Mans III del 1983.


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