Produttori: “Costruire una filiera italiana del legno”
La materia prima è abbondante nel nostro paese, che paga tuttavia l'assenza di politiche di sistema
In Italia, a parte alcune zone come il Trentino Alto Adige, la filiera “bosco-legno–energia” vede un utilizzo limitato delle risorse forestali locali. Ciò accade nonostante la presenza di una superficie forestale in molte aree estesa e in costante crescita (passata dai 5,5 milioni di ettari del 1950 ai 10,4, milioni di ettari nel 2000). La massa legnosa delle foreste italiane cresce più velocemente del suo utilizzo che, In Italia, è notevolmente inferiore alla produzione biologica, situazione che determina un aumento costante della massa legnosa. Le foreste italiane, di fatto, presentano una massa di legname superiore a 1 miliardo di metri cubi, con una crescita annua pari a 30 milioni di metri cubi. E questo è un dato che non deve essere interpretato solo in chiave positiva: perchè possano vivere al meglio, le zone boschive vanno curate tenendole pulite, in pratica tagliando alberi secondo precisi criteri. Va detto che in termini di qualità la produzione italiana non è particolarmente elevata: il cosiddetto “legname da lavoro” (per distinguerlo dalla legna da ardere e da quella che può diventare biomassa) rappresenta circa il 40% della produzione e si concentra nel Nord Italia. Di questa produzione annua, però, in media solo un decimo viene utilizzato per coprire in minima parte il fabbisogno di materia prima utilizzata dall’industria, composta da una nutrita serie di potenziali utilizzatori di legname. Oltre ad un forte comparto della prima lavorazione del legno, segherie, aziende di carpenteria, aziende che producono imballaggi e pannelli industriali, impianti di teleriscaldamento che utilizzano biomasse per la produzione di energia e calore ed energia elettrica in cogenerazione, c’è il vasto settore dell’arredamento, produzione di cui siamo i secondi esportatori al mondo.
Italiani grandi importatori
Dunque il quadro generale mette in luce una capacità di trasformazione del tutto squilibrata rispetto alla potenziale disponibilità di materia prima, che quindi viene importata per oltre l’80%. E anche questo è un dato è in costante crescita. Da dove importiamo il legno che ci serve? Nel periodo gennaio-novembre 2010 l’Italia ha acquistato dall’Austria 113,78 37 milioni di tonnellate di tronchi, segati e altre materie prime legnose, per 1.026.784 di euro, dalla Francia 72,90 milioni di tonnellate per 970.571 euro, dalla Svizzera 45,74 tonnellate per un valore di 610.233 milioni di euro e così via: acquistiamo grandi quantitativi anche da Slovenia, Croazia, Germania ma ne compriamo un po’ in tutto il mondo (Fonte: elaborazioni Centro Studi Cosmit/FederlegnoArredo su dati Istat).
Una dipendenza pressoché totale, dunque, quella del comparto produttivo che utilizza il legno come materia prima. Ma è una tendenza sulla quale non si può proprio intervenire? Giampiero Paganoni, titolare a Bergamo di Legnami Paganoni e presidente di Fedecomlegno, l’associazione che riunisce i grandi importatori di legname, ricorda come l’Italia sia dipendente dall’estero per la materia prima anche a causa della morfologia del territorio che non permette lo sviluppo dei boschi come in altre nazioni europee, ad esempio Francia, Austria o Germania. “I nostri boschi crescono in zone non pianeggianti e le dimensioni delle piante per la grande maggioranza sono di diametro non sufficiente per produrre segati. Contemporaneamente le piantagioni in pianura di pioppo danno buoni risultati ma le pianure sono poche e la densità di popolazione non permette di aumentare le superfici.” Oggettive difficoltà orografiche e logistiche frenano dunque la produttività delle superfici boschive italiane.
Schiacciati da colossi
Paolo Ninatti, amministratore di Industria Legnami Tirano Srl di Tirano, in provincia di Sondrio, e attuale presidente di Assolegno, l’associazione che riunisce utilizzazioni forestali, segherie di conifere e latifoglie, produttori di legno lamellare ad uso strutturale e produttori di case di legno, mette in evidenza come elemento deterrente anche quella che è una caratteristica comune a quasi tutto il tessuto produttivo del nostro paese: “Il nostro – dice Ninatti – è un mondo composto da tante piccole imprese che devono confrontarsi direttamente con i colossi austriaci e tedeschi, leader del settore che hanno creato industrie molto performanti a due passi da casa nostra. In questo comparto il gigantismo è la logica prevalente e le piccole unità italiane della prima lavorazione si dibattono tra problemi produttivi e di costi. Se non si creano sistemi forestali efficienti, si rischia di mantenere attive solo le aree produttive dove si fa importazione dall’estero. In questo senso è vero che dobbiamo stimolare le istituzioni pubbliche perché cambino atteggiamento nei confronti del sistema forestale con una gestione più moderna: questo creerebbe l’humus per poter lavorare in condizioni meno sbilanciate nei confronti dei nostri concorrenti. Ma è vero anche che deve evolversi la mentalità spesso troppo individualista dei singoli attori di tutta la filiera.”
Qualcosa però sta cambiando. A 30 anni di distanza dall’edizione precedente, il prossimo ottobre si terranno in Toscana gli Stati Generali del Legno, una grande occasione di confronto che vede coinvolte tutte le forze del settore. “Come federazione – dice Paganoni – pensiamo che si debbano promuovere accordi particolari con il ministero e con tutte le regioni per migliorare la produzione e ricavare dai nostri boschi soprattutto le biomasse molto richieste dal mercato e la materia prima dei pannelli ricomposti”.
Secondo Ninatti “oggi le aziende del settore della prima lavorazione stanno raggiungendo una nuova consapevolezza, frutto anche del buon lavoro svolto da una federazione (FederlegnoArredo) che ha messo in campo persone in grado di promuovere un dialogo reale e produttivo tra varie parti: i tempi sono maturi per portare avanti le nostre ragioni con cognizione di causa. E, a differenza del passato, cominciano ad arrivare risorse economiche”. Un segnale importante.
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L'autore
Paola Pianzola
Paola Pianzola, giornalista freelance, vive a Milano. Ha curato la realizzazione editoriale di alcuni libri e diretto periodici specializzati nel settore dell’architettura, dell’industrial design e del legno come materia prima; collabora con pubblicazioni rivolte all’utente finale occupandosi di progettazione, materiali e prodotti edilizi ecosostenibili.
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