Strategia Energetica Nazionale
WWF, SEN: azione di corto respiro
Per l’Associazione ambientalista, nell’azione di Governo mancano scelte chiare sulle rinnovabili e restano le ambiguità sulle fonti
“Il WWF, pur apprezzando lo sforzo del Governo di stilare una Strategia Energetica Nazionale (SEN), attesa e annunciata innumerevoli volte nel corso dell’ultimo decennio, ritiene che il documento posto in consultazione sia sostanzialmente una mera messa in ordine dell’esistente e un’enunciazione di principi che poi non trovano applicazione negli strumenti messi in campo”. Così il WWF Italia commenta la Strategia Energetica Nazionale adottata dal Consiglio dei Ministri.
“Una strategia, per definizione, deve coprire un arco temporale lungo e poi determinare delle tappe intermedie a breve e medio termine. Il documento del Governo, al contrario, ha un raggio d’azione di appena 7 anni, cioè punta direttamente al breve termine – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia- Il fatto che si tratti di un mero documento di ‘ordine’ è confermato dalla totale inadeguatezza degli strumenti messi in campo per rafforzare rinnovabili ed efficienza energetica, anche rispetto all’orizzonte europeo; tali strumenti sono addirittura dei limiti nel caso delle rinnovabili elettriche”.
Il WWF ha invece proposto una Roadmap al 2050, con obiettivi intermedi anche al 2030, incorporando davvero l’obiettivo di arrivare alla completa decarbonizzazione, con un obiettivo nazionale obbligatorio per l’efficienza energetica e soddisfacendo completamente la domanda energetica con le fonti rinnovabili, in linea con quanto sta avvenendo nella UE e nei maggiori Paesi Europei.
La scelta di diventare un hub del gas non è suffragata da motivazioni sufficienti: “Il fatto che l’Italia faccia ricorso meno che altri al Gas Liquido non è certo una motivazione – sottolinea Midulla – e soprattutto non si fa i conti con le reali esigenze del Paese, in diminuzione tale da indurre a prevedere nel Decreto Sviluppo, approvato ad agosto, uno scandaloso capacity payment (praticamente un compenso per la disponibilità a fornire energia, non per l’energia di fatto fornita) alle centrali a olio combustibile e un’analoga misura per le centrali a gas, come al solito dando benefici e privilegi difficili poi da togliere e modificare prima di aver riorganizzato il mercato elettrico nel suo complesso. Anche la reale necessità in Europa di un hub del gas è tutta da dimostrare. L’uso del carbone, poi, il combustibile che emette maggiori quantità di anidride carbonica, non viene affatto intaccato da questa SEN, quando è più evidente che gli obiettivi ambientali impongono di ridurlo drasticamente”.
Per il WWF, la SEN rischia di incentivare la tendenza agli investimenti sbagliati il cui costo viene poi pagato dal Paese: “In Italia, oggi, i rigassificatori esistenti funzionano già al di sotto delle proprie capacità e, analogamente, abbiamo centrali elettriche che producono energia per un terzo delle loro capacità per mancanza di domanda; invece di porre un argine e un tetto, continuiamo a dare autorizzazioni: questo tutto è meno che un approccio strategico, tanto più che poi si afferma che ‘E’ possibile che il persistere della situazione di sovraccapacità comporti la necessità di una ristrutturazione e ridimensionamento del parco di generazione termoelettrico’. Poi a pagare è sempre Pantalone, altro che riduzione della bolletta elettrica”.
Per il WWF, la dichiarazione del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, secondo cui il primo obiettivo della SEN è la riduzione della bolletta elettrica, è fortemente contestabile anche da un altro punto di vista: secondo il WWF, occorre riordinare la bolletta elettrica, mettere fine a storture ventennali costate miliardi ai consumatori, come il finanziamento dei combustibili fossili tramite la voce sulle rinnovabili, o la interrompibilità che molto difficilmente verrà mai interrotta, o il nucleare di 20 anni fa. “Pare che la voce rinnovabili sulla bolletta sia diventata un problema solo da quando finanzia realmente le rinnovabili”, ha chiosato Midulla. “Il problema, in Italia come in Germania, è anche quello di differenziare la bolletta in modo da renderla più equa e uno strumento per disincentivare i consumi e non far pagare i maggiori costi alle fasce deboli o comunque meno ricche della popolazione”.
Il WWF è anche contrario allo sviluppo dell’estrazione di idrocarburi: “Se qualcuno vuole estrarre lo shale gas in Italia, sarà bene che si tolga subito l’illusione che provocare micro terremoti in un Paese sismico sia anche lontanamente accettabile, oltre che sostenibile; inoltre, per il petrolio, visti gli scarsi risultati attesi e le scarse royalties percepite dallo Stato, perché consentire di ridurre il Paese uno groviera?”, ironizza Midulla.
Infine il WWF sottolinea che gli ambientalisti non hanno condiviso la bozza prima che fosse posta in consultazione, a differenza di quel che avviene in Europa e nei maggiori paesi Europei. “Non si capisce perché il Governo si fa dire cosa fare da chi ha interessi particolari e non interagisce con quella parte della società civile e con chi difende l’interesse generale e dell’ambiente”.
Fonte: Ufficio Stampa WWF Italia
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