intervista
Valorizzare il territorio, un’opportunità da non sprecare
Fausto Amadasi (Cipag) evidenzia le potenzialità della valorizzazione delle aree infrastrutturali marginali o trascurate: «può valere qualche punto di pil»
«Il ritorno alla buona abitudine di non sprecare l’enorme valore del territorio del nostro Paese che troppo spesso subisce, oltre al danno della cementificazione, anche quello dell’abbandono e del disuso, ci ha guidato nel sostegno a questa iniziativa». Fausto Amadasi, presidente Cipag (Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri), presenta così il progetto di ricerca e di studio di fattibilità (“Modello di sviluppo delle aree infrastrutturali”) di cui Cipag è ente promotore, operando in collaborazione col dipartimento di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali dell’Università degli Studi di Perugia.
Un progetto che, aggiunge Amadasi, «Ci aiuterà a far capire a tutti gli operatori del settore che è possibile creare valore attraverso il recupero di zone inutilizzate e che, quindi, la cura dell’ambiente e dell’ecosistema non è solo di tipo conservativo, ma può essere fonte di ricchezza economica, di sviluppo del nostro territorio e di recupero di una cultura del rispetto del paesaggio e del “bel Paese”. Ci sono enormi possibilità». È con lui che Tekneco approfondisce questa e altre iniziative della Cassa Italiana Previdenza e Assistenza Geometri in favore di questo tema.
Presidente Amadasi, in che modo Cipag è impegnata – oltre che nel progetto di ricerca – nella valorizzazione delle aree infrastrutturali marginali o in abbandono?
L’utilizzo di queste aree non sfruttate, il recupero di patrimoni tralasciati e inutilizzati sono un’opportunità eccezionale di lavoro per chi opera sul territorio. Noi di Cipag ci siamo posti come obiettivo quello di far crescere le opportunità lavorative anche per la professione dei geometri per cercare di risolvere quella che è una problematica generale, apportando fattori positivi non solo per la professione ma per tutto il sistema.
Che indotto può creare la valorizzazione di queste aree?
Partiamo dalla considerazione che il più grosso proprietario immobiliare in Europa è lo Stato italiano. Sta a lui dismetterli, valorizzarli, riportarli a un uso corretto. Io credo che il valore intrinseco sia di qualche punto di PIL, nel tempo e se gestito nel modo giusto.
Ci sono valenze importanti nella valorizzazione di queste aree a livello occupazionale e ambientale, quindi…
Assolutamente. Tutti oggi puntano sulla valorizzazione del lavoro nei settori dell’informatica e avanzati, eppure ci sono realtà sociali che vivono e prosperano con il lavoro di gestione quotidiana e delle attività manuali. Sono figure fondamentali: pensiamo, ad esempio, ai casi di esondazione dei fiumi dovute a sedimi fluviali non manutenuti. Allora vale la pena lavorare sul territorio perché abbiamo cento anni di guai fatti e ne abbiamo altrettanti in termini di interventi utili per cercare di risolverli.
Cipag è anche impegnata nella Fondazione Patrimonio Comune, può illustrarne i vantaggi offerti da questa iniziativa?
La Fondazione Patrimonio Comune è nata per accompagnare tutte le amministrazioni pubbliche, specie i piccoli Comuni, ad affrontare problematiche relative a quelle della sdemanializzazione di aree di interesse per 2500 Comuni, molti dei quali, pur avendone anche di importanti, non possedevano strutture né economiche né tecniche ideali per gestirle. Con Anci è nato questo percorso comune in cui è stato dato supporto tecnico utile a valorizzare queste aree. Il dato da evidenziare è che questi beni non sono conosciuti né rilevati e nessuno ne ha una conoscenza precisa né quale sia il loro utilizzo. Quindi prima di qualsiasi intervento è basilare conoscere, poi strutturare il conseguente progetto per la valorizzazione dell’area interessata. È anche un’occasione utile a far lavorare insieme professionisti e P.A. per andare a cogliere queste opportunità altrimenti inutilizzate.
Fondazione Patrimonio Comune, cos’è
La Fondazione Patrimonio Comune, come spiega Cipag nel sito specifico, è la struttura tecnica fondata dall’Anci per offrire supporto agli Enti locali sui processi di valorizzazione e dismissione del patrimonio immobiliare attraverso il Progetto “Patrimonio Comune”.
La FPC ha avviato con Cipag, con Eppi (Ente previdenziale dei Periti industriali e dei Periti industriali laureati) e con Fondazione Geometri Italiani – soggetti promotori della Fondazione – una specifica iniziativa denominata “Fondo Rotativo” finalizzata a supportare tecnicamente e finanziariamente i Comuni nelle fasi di verifica, censimento, regolarizzazione e valorizzazione del loro patrimonio immobiliare. Tale Fondo Rotativo è uno strumento che anticipa per conto dei Comuni – che spesso non hanno a disposizione le necessarie risorse finanziarie, tecniche e/o personale qualificato – le spese da sostenere per la verifica e regolarizzazione dei beni immobiliari pubblici presenti sul loro territorio. Oggetto del Fondo Rotativo sono i beni che il Comune intende inserire in un processo di valorizzazione. Può essere sia un immobile già di proprietà dell’Amministrazione, di particolare pregio o valenza per la comunità; sia un bene richiesto nell’ambito del federalismo demaniale. Per quanto riguarda i beni su cui intervenire sono quelli di proprietà dei Comuni: dal rilevamento campionario del MEF del 2013 al quale ha risposto circa il 60% delle amministrazioni pubbliche, il patrimonio pubblico complessivo è pari a circa 1 milione di unità immobiliari di cui il 70% è di proprietà dei Comuni Italiani.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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