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Mobilità sostenibile: l'Italia viaggia in calesse

Un’Italia che viaggia ancora in calesse

Dal 27° Rapporto Eurispes emergono dati sconfortanti sulla mobilità urbana: nelle grandi città la velocità media è simile a quella di fine Settecento

Scritto da il 05 febbraio 2015 alle 16:33 | 0 commenti

Un’Italia che viaggia ancora in calesse

Nelle maggiori città italiane si circola ad una velocità… antica, che si avvicina a quella raggiunta alla fine del Settecento: oscilla intorno ai 15 km/h e scende fino a 7-8 km/h nelle ore di punta, in particolare a Milano e Roma, che si collocano all’interno dei primi 10 posti della classifica europea delle città più congestionate. Sono i dati pubblicati nel 27° Rapporto Italia dell’Eurispes, “Percorsi di ricerca nella società italiana”, che offre una fotografia del Paese attraverso l’elaborazione dei dati ottenuti da oltre mille questionari. Varie le aree tematiche analizzate, e diverse riguardano le questioni ambientali. Nel settore della mobilità, le conclusioni sono impietose: “In Italia la chiara preferenza accordata al trasporto privato crea un circolo vizioso che va a riflettersi sul trasporto pubblico: infatti, un modesto utilizzo di tale sistema di mobilità produce ricavi modesti, che si traducono a loro volta in investimenti strutturali estremamente contenuti il che significa un servizio di mobilità inadeguato con scarso appeal per l’utenza. Tutto ciò – si legge nel Rapporto – in estremo conflitto con il concetto di smart city al quale tutte le grandi metropoli stanno cercando di aderire”. Gli analisti spiegano che l’estrema lentezza nella circolazione urbana è uno dei sintomi più macroscopici del “congestionamento” delle reti metropolitane del Bel Paese, con costi sociali ed economici altissimi, e che a sua volta “produce effetti difficilmente sostenibili, se non grotteschi. Ad esempio, si impiega più tempo per raggiungere l’aeroporto della Malpensa o di Orio al Serio dal centro di Milano che per viaggiare in aereo tra il capoluogo lombardo e Roma o Trapani”. Secondo l’Eurispes, l’Italia soffre un forte svantaggio competitivo nel trasporto pubblico, sia in termini di infrastrutturazione che di servizio. Una carenza in parte riconducibile a una forma mentis che tende a privilegiare la mobilità privata: lo dimostrano i dati relativi al nostro tasso di motorizzazione rispetto a quello degli altri principali paesi europei. In Italia circolano oltre 624 autoveicoli ogni 1.000 abitanti, “un valore ben superiore a quello di Germania e Francia, e a maggior ragione di Regno Unito e Spagna, paesi, questi ultimi, dove tale tasso di motorizzazione non supera le 500 unità per 1.000 abitanti. Paradossalmente, alla scelta dell’uso dell’automobile si accompagnano una carente infrastrutturazione stradale e una ridotta disponibilità di aree di sosta, situazione che, unita ad un parco veicoli particolarmente corposo, provoca una notevole congestione del traffico, sia in àmbito urbano che extraurbano”. Del resto bisogna ammettere che il servizio di trasporto pubblico non invoglia a cambiare abitudini. Nel confronto tra Roma e altre quattro capitali europee con dimensioni territoriali e popolazione relativamente simili, non facciamo certo una bella figura. Madrid si distingue per il maggior numero di linee, 16, di cui tre di metropolitana leggera; Parigi ne ha 14, Londra 12 (di cui una di metropolitana leggera), e Berlino 10. A Roma è stata da poco inaugurato un piccolo tratto nella terza linea di metropolitana, ancora non connessa alle altre due: il divario da colmare appare evidente. “Un discorso analogo si applica al numero di stazioni, dato che quelle distribuite sul territorio del comune di Roma (68, 15 delle quali aperte nel 2014) sono in numero quasi cinque volte inferiore a quelle presenti a Madrid, 326 di cui 38 di metropolitana leggera – riporta l’analisi dell’Eurispes -. Anche Parigi e Londra si distinguono per il numero estremamente elevato di stazioni di metropolitana, rispettivamente 303 e 310 (di cui 45 di metropolitana leggera), mentre il numero di stazioni è decisamente più contenuto a Berlino (173)”.


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L'autore

Stefania Marra

Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.


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