intervista a Matteo Thun
Thun: «L’edilizia sostenibile? A tre zeri»
L’architetto e designer ci racconta cosa intende per edilizia sostenibile e intelligente: a km 0, zero CO2, zero immondizia… e zero certificazioni
Photo: Fiera Bolzano Spa
La sostenibilità è un concetto vivo nella filosofia progettuale di Matteo Thun, uno dei più importanti architetti e designer al mondo: parlano per lui i riconoscimenti ottenuti di cui citiamo, solo a titolo d’esempio, il Compasso d’Oro (vinto per ben tre volte) e l’inserimento nella Interior Hall of Fame di New York nel 2004.
Autore di progetti che gli hanno procurato altri premi (uno su tutti il Side Hotel ad Amburgo, “hotel dell’anno” nel 2001) è certamente una voce importante del mondo dell’architettura. L’abbiamo incontrato in occasione dell’evento per il decimo anniversario della fiera Klimahouse, la fiera dell’edilizia sostenibile, cui è stato spesso presente nel corso degli anni: una chiacchierata su architettura e sostenibilità, temi sul crinale tra edilizia ed ecologia.
Qual è il suo giudizio sulla fiera Klimahouse e come spiega il suo successo?
«In Italia non c’era una tradizione similare in materia di edilizia sostenibile mentre gli altoatesini ne avevano una solida e credo che Klimahouse si sia creato una solida nicchia che altre manifestazioni fieristiche non potranno avere».
Qual è la filosofia centrale che lei cerca nei suoi progetti?
«Nel mio lavoro da tempo mi sono discostato dalle certificazioni: dopo 20 anni che lavoro nel settore dell’edilizia sostenibile ho capito che la giungla delle certificazioni ha confuso le idee al consumatore. »
Che consigli si sente di dare allora al consumatore per cercare di vivere in un contesto sostenibile?
«Molto semplice: ricordarsi bene del concetto dei tre zeri: zero chilometri, zero CO2, zero immondizia, dove per immondizia ci si riferisce a quelli del ciclo di vita dell’opera costruenda. Sono criteri facilmente memorizzabili e comprensibili per il consumatore di un prodotto architettonico».
Nei suoi progetti come entrano in gioco questi tre zeri?
«Contrattualmente in tutti i progetti che seguiamo ci impegniamo al rispetto dei tre zeri e a stilare un’autocertificazione a sfavore di qualsiasi certificazione regionale, nazionale o sovranazionale».
Ma dappertutto ravvede questo problema?
«Ovunque si vada la certificazione più evoluta, più complessa e più “intelligente” è la DGNB (Deutsche Gesellschaft für Nachhaltiges Bauen, Certificazione per l’Edilizia Sostenibile Tedesca – nda), messa a punto in Germania e che è costituita da 20 classificatori e centinaia di pagine. Bene: nessuno nel mio studio è riuscito a leggere né tantomeno a capire».
In che direzione va o dovrebbe andare l’edilizia intelligente?
«L’edilizia intelligente non può che essere la massima semplificazione dell’interfaccia nel costruire».
A livello internazionale quale è il contesto più vicino alla sua filosofia progettuale?
«Penso che non esistano regioni o nazioni più evolute, ma ci siano colleghi professionisti più aperti e più rivolti al futuro che fanno battaglie singole e non battaglie nazionali».
Tra i tre zeri qual è quello che ha preso più piede tra i clienti finali?
«Credo che stia diventando di pubblico dominio il primo zero, quello del chilometro: fa parte di un discorso collettivo, più immediatamente riconoscibile; più complesso è, invece, il secondo zero, quello sulla CO2, e estremamente più complesso quello relativo al ciclo di vita dell’edificio».
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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claudio
scrive il 03 ottobre 2014 alle ore 14:33
Che bello !!! Finalmente una voce che non teme di distinguersi dal coro (o dal gregge?) Sinceri complimenti ed un grazie di cuore