Sosteniblablablà
Ha ancora senso parlare di sostenibilità?
È il tema dell’edizione 2013 dello State of the World. L’indagine del Worldwatch Institute fa un bilancio della situazione ambientale del Pianeta
“Sosteniblablablà”. Con questo neologismo Michael Renner, senior researcher del Worldwatch Institute (più autorevole centro di studi interdisciplinari sui trend ambientali), vuole sottolineare che oggi il termine “sostenibile” è così inflazionato e usato a sproposito da aver perduto il suo autentico significato, coniato nel 1992 durante la storica Conferenza di Rio, per diventare uno strumento di marketing.
«Il termine sostenibilità – ha spiegato Renner – è cresciuto talmente tanto da parlare in termini sostenibili di qualunque cosa al di là della sua connotazione reale. Questa crescita esponenziale dell’uso del termine è in realtà un fenomeno molto pericoloso. Per tre motivi: innanzitutto sostituisce l’azione con il fatto di mettere un marchio, che non necessariamente corrisponde ad una realtà. In secondo luogo maschera una realtà che è quella della non sostenibilità, con cui ci confrontiamo. Infine tende a sollevarci da quel senso di urgenza che dovrebbe essere accompagnato a questa parola».
Oggi la sostenibilità è ancora possibile? Si può raggiungere oggi la sostenibilità, quando di fatto siamo pienamente immersi in un sistema che è tutto fuorché sostenibile? Sono alcune delle domande che si sono posti i ricercatori del Worldwatch Institute, e che sono alla base dell’edizione 2013 dello State of the World, da pochi giorni in libreria.
”Il volume fa un bilancio, sobrio e misurabile scientificamente, chiarendo ai lettori il punto in cui siamo: servono cambiamenti politici, tecnologici e culturali enormemente più grandi di quelli che abbiamo visto finora ed enormemente più urgenti, perché la sostenibilità è ancora possibile, ma solo con una nuova cultura e una nuova economia, e dobbiamo realizzarle adesso”, spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia, da 26 anni curatore dell’edizione italiana dello State of the World.
Il libro è diviso in tre sezioni: “La misurazione della sostenibilità”, dove vengono presentati i metodi per monitorare il progresso globale verso una vita sostenibile; “Raggiungere la vera sostenibilità”, in cui si analizzano le politiche e le prospettive che potrebbero costruire una società realmente sostenibile; “Aprire in caso di emergenza”, che tocca il delicato tema dell’adattamento, e cioè come affrontare lo sconvolgente cambiamento ambientale globale, che ormai sembra sempre più probabile.
Il Worldwatch Institute, fondato nel 1974, ha come obiettivo quello di favorire il passaggio verso una società sostenibile, in cui dare risposta ai bisogni umani senza minacciare la sopravvivenza dell’ambiente naturale e le prospettive delle generazioni future. Lo State of the World è la sua pubblicazione più importante, pietra miliare della letteratura ambientale, tradotto in 36 lingue e riconosciuto da media, decisori politici e Ong di tutto il mondo come un riferimento per il dibattito globale sulla sostenibilità.
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L'autore
Stefania Marra
Stefania Marra, giornalista professionista dal 1994, è stata per circa dieci anni caporedattrice della rivista Modus vivendi. Dal 2005 gestisce il modulo pratico di giornalismo al Master di comunicazione ambientale (CTS/Facoltà di Scienze delle comunicazioni Università La Sapienza). Scrive soprattutto di storia sociale dell'alimentazione e di ambiente, settore per il quale ha ricevuto diversi premi giornalistici.
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