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Spiagge, stop a business privati ai danni dello stato

Finalmente rispettata la direttiva UE sulla libera concorrenza e recuperati i principi temporali alla base delle concessioni per le aree demaniali dei litorali.

Scritto da il 13 gennaio 2012 alle 9:50 | 0 commenti

Spiagge, stop a business privati ai danni dello stato

“Battuta d’arresto per il business dei privati sulle concessioni delle spiagge ai danni dello Stato”. Così il WWF Italia commenta la norma sulle concessioni delle spiagge contenuta nella bozza del Decreto legge sulle Liberalizzazioni.

“Il provvedimento risponde finalmente alla direttiva europea Bolkestein, che detta le regole per la libera concorrenza, e recupera i principi temporali posti alla base del codice delle concessioni. L’assenza di gare  per la gestione delle aree demaniali degli arenili destinati a stabilimenti balneari rappresenta storicamente un enorme guadagno per i privati, che per decenni hanno goduto di condizioni di privilegio, e, di conseguenza, significative entrate in meno per lo Stato. Secondo il dossier del WWF Italia “Sabbia: l’oro di tutti a vantaggio di pochi”(2010), infatti, gli introiti per lo Stato derivanti dalle concessioni demaniali sono di circa 103 milioni per  18 milioni di metri quadri dati in concessione, ovvero circa 5 euro e 72 centesimi all’anno a metro quadro, contro i 2 miliardi di euro dichiarati dai gestori. Ma secondo alcune stime le imprese legate alla balneazione arrivano addirittura a guadagni di oltre 16 miliardi di euro all’anno”.

“Il problema delle aree demaniali marittime – conclude il WWF – è anche quello di congelare il rilascio di nuove concessioni visto che gli stabilimenti balneari sono passati da circa 5mila di 10 anni fa a quasi 11mila di oggi. Esiste dunque una grandissima possibilità di aumento degli introiti economici a vantaggio pubblico senza un’ulteriore occupazione di suolo e senza pregiudicare la libera fruizione delle nostre spiagge, e il provvedimento del Governo sta andando in questo senso”.

Clicca qui per visualizzare il dossier Sabbia: l’oro di tutti a vantaggio di pochi


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