La risposta all’inquinamento delle acque arriva dalla natura
I vantaggi della fitodepurazione e le sue applicazioni
Photo: Eliseo Marcato
L’acqua è una risorsa primaria e una tra le fonti quantitativamente stabili e rinnovabili più importanti presenti sul nostro pianeta ma unicamente il 2% del totale è disponibile per essere utilizzata per usi domestici o affini. Nel mondo circa il 70% è utilizzata per l’agricoltura e il 20% per usi industriali. Le criticità prevalenti sono dovute alla dispersione idrica degli acquedotti e all’utilizzo improprio delle risorse potabili poiché un italiano consuma mediamente 250 litri di acqua al giorno di cui unicamente l’1% per fini alimentari.
Pochi impianti di depurazione
Le acque non opportunamente trattate dai depuratori, percolando in falda, arrecano ingenti danni al sistema chimico e biologico delle masse d’acqua presenti sulla Terra. Meno del 10% delle città del mondo possiede un impianto di depurazione. Gli impianti esistenti e le reti fognarie sono, nella maggior parte dei casi, inadeguati, a causa del sovraccarico dovuto alle precipitazioni stagionali e agli scompensi portati dalla delocalizzazione estiva/invernale della popolazione. I principali obiettivi conseguibili a fronte di queste problematiche sono il recupero delle acque piovane, la separazione delle stesse dai reflui civili e industriali e l’integrazione di sistemi di depurazione naturali integrati ai sistemi convenzionali esistenti.
La risposta nei sistemi di depurazione naturale
La fitodepurazione è un sistema di depurazione naturale che sfrutta le proprietà depurative delle piante e del terreno. Il sistema può essere a flusso superficiale o sub-superficiale. Questi impianti sono composti di bacini artificiali, dove vengono sfruttate le capacità auto depurative degli ambienti acquatici. L’eliminazione degli inquinanti avviene attraverso processi fisici (filtrazione), chimici (assorbimento da parte delle piante) e biologici (degradazione batterica e antibiosi). Le piante svolgono due ruoli fondamentali poiché utilizzano parte degli inquinanti (fosforo e azoto) per la crescita mentre le loro radici sono il substrato su cui si sviluppano batteri aerobici. I bacini sono isolati dal terreno attraverso una geomembrana e riempiti con substrato inerte su cui si sviluppano le radici delle piante acquatiche. Il flusso del refluo scorre orizzontalmente e in maniera costante al di sotto della superficie del letto. Il sistema è anaerobico.
Le altre componenti della fitodepurazione
I reflui sono trattati all’origine attraverso fossa imhoff e un degrassatore, sono presenti inoltre pozzetti d’ispezione per l’eventuale prelievo in ingresso e in uscita. Le vasche settiche tipo Imhoff sono costituite da una vasca principale per la digestione anaerobica che contiene al suo interno un vano secondario di sedimentazione. Il refluo entra nel comparto di sedimentazione, che ha lo scopo di trattenere i corpi solidi e di destinare il materiale sedimentato attraverso l’apertura sul fondo inclinato, al comparto inferiore di digestione. È proporzionato in modo tale da garantire il giusto tempo di ritenzione e da impedire che fenomeni di turbolenza, causati dal carico idrico, possano diminuire l’efficienza di sedimentazione. Il comparto di digestione è dimensionato affinché avvenga la stabilizzazione biologica delle sostanze organiche sedimentate (fermentazione o digestione anaerobica). I degrassatori rimuovono ammassi di materia galleggiante prodotti dalla combinazione di oli, grassi, detersivi. Sono realizzati in monoblocchi prefabbricati e suddivisi in vari comparti: decantazione, sedimentazione, flottazione, eventuale filtrazione. La prima camera ha il compito di smorzare la turbolenza del flusso, la seconda camera di separare gli olii e i grassi, e la terza di far defluire l’acqua degrassata.
Il trattamento finale
Per completare il processo è necessario un trattamento post-depurativo attraverso sistemi a scorrimento superficiale, con andamento pseudo naturale. L’obiettivo è ricreare andamenti ritmici e cadenzati nei fluidi favorendo i processi di ossigenazione delle acque. Questo trattamento è posto all’uscita dei bacini fitodepuranti e non ha veri e propri criteri di dimensionamento essendo privo di caratteristiche standardizzabili. Il riuso delle acque reflue consentirebbe un’importante opportunità di alleggerire notevolmente il carico che oggi grava sui sistemi fognari e di depurazione. L’integrazione architettonica di questi sistemi con le strutture ricettive, con le aree rurali e con le nuove progettazioni urbane consentirebbe uno sviluppo sostenibile di tali ambiti e un utilizzo razionale delle risorse idriche. L’acqua depurata potrebbe essere utilizzata per tutti gli scopi non alimentari, per diversi processi industriali, per l’irrigazione o gli usi domestici. I vantaggi economici sono molteplici e non esclusivamente legati al risparmio idrico poiché queste tipologie d’impianti non necessitano di energia elettrica o particolare manutenzione.
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L'autore
Riccardo Ulissi
Riccardo Ulissi, architetto, nato a San Benedetto del Tronto e residente a Roma. Si è laureato in “Progettazione Architettonica e Urbana” con una tesi sul recupero energetico e ambientale del waterfront di Porto Ercole.
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