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Il grano etiope salverà l'Europa dagli effetti del climate change

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Il grano etiope salverà l’Europa dagli effetti del climate change

La nuova diversità introdotta dai grani antichi etiopi renderà il grano più resistente al riscaldamento globale (fotogallery)

Scritto da il 10 febbraio 2016 alle 12:00 | 0 commenti

Il grano etiope salverà l’Europa dagli effetti del climate change

I cambiamenti climatici mettono a dura prova la limitata diversità dei grani coltivati in Europa mentre le varietà di grano in Etiopia corre il rischio di scomparire, nasce così la ricerca coordinata da scienziati italiani dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, diretto da Mario Enrico Pè dal titolo “High-density molecular characterization and association mapping in Ethiopian durum wheat landraces reveals high diversity and potential for wheat breeding” (Trad. Alta densità molecolare e mappatura di varietà locali di grano duro etiope associate, rivelano l’elevata diversità e il potenziale per l’allevamento di grano).

(foto: Enrico Pè, direttore Istituto Scienze della Vita con ricercatore etiope)

La nuova diversità portata dai grani antichi Etiopi, di cui si parla nello studio, contribuirà a rendere i raccolti più resistenti e produttivi. La ricerca condotta dagli scienziati dell’Istituto di Scienze della Vita della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa spiega come sia possibile identificare varietà locali etiopi con caratteristiche superiori e ridistribuirle ai contadini. Non solo, questa variabilità rappresenterebbe una risorsa preziosa per produrre nuove varietà, attraverso incroci controllati e selezione della progenie. In definitiva incrociando il grano Etiope con quello europeo è possibile creare un nuovo grano che riporti le migliori caratteristiche di entrambi. A seconda delle esigenze, sarà possibile selezionare l’una o l’altra varietà etiope per utilizzarla nel miglioramento delle varietà locali e internazionali, ottimizzando i raccolti.

(foto: varietà del grano etiope passate in rassegna)

I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “The Plant Biotechnology Journal”, lo studio ha visto la collaborazione tra l’istituto di Pisa, gli scienziati del Bioversity International, l’Università di Makalè in Etiopia, l’Istituto per la Ricerca agricola della Regione di Amhara (Arari), con il coinvolgimento diretto degli studenti etiopi del Dottorato in Agro biodiversità del Sant’Anna di Pisa.

(foto: ricercatori e agricoltori insieme dopo il raccolto)

Matteo Dell’Acqua, coordinatore della ricerca della Scuola Superiore Sant’Anna ha dichiarato che: “L’Africa è una grande risorsa per tutti, anche nell’agricoltura. La ricerca dimostra infatti come le moderne tecniche molecolari possano valorizzare le varietà tradizionali ed aprire nuove prospettive di progresso nel sistema agricolo etiope così come in quello italiano ed europeo. Questo è il primo passo nell’impiego razionale delle risorse genetiche del grano duro etiope a beneficio di tutti.

I ricercatori hanno utilizzato metodologie genomiche avanzate, analizzando oltre 30 milioni di dati molecolari per due anni consecutivi e raccogliendo evidenze che, integrate con il dato molecolare, hanno permesso di identificare i fattori genetici che controllano crescita, morfologia, resistenza agli agenti patogeni e alla siccità. L’uso massiccio di singole varietà di grano, come avviene per molte colture sfruttate avrebbe penalizzato le varietà locali usate fino a pochi decenni, questo impoverimento, secondo gli scienziati, ha portato alla scomparsa definitiva di colture che anche se poco produttive sarebbero più resistenti ai cambiamenti climatici, ciò che resta sono così, tipologie di grano più ‘deboli’ nei confronti del riscaldamento globale in corso.

Tra i ricercatori italiani oltre a Matteo Dell’Acqua vi sono anche Marcello Catellani, Elisabetta Frascaroli, Carlo Fadda, tra quelli etiopi invece Dejene Kassahun Mengistu e Yosef Gebrehawaryat Kidane.

(sfoglia la gallery fotografica)


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L'autore

Eleonora L. Moscara

Eleonora L. Moscara, freelance leccese. Inizia a lavorare come giornalista nel 2008 nella redazione tg di un'emittente televisiva locale. Fino ad oggi ha collaborato con diverse testate: dalla carta stampata al web e uffici stampa di vario genere. Si occupa prevalentemente di ambiente e cultura. Scrive sul Nuovo Quotidiano di Puglia e sulla rivista Salento Review. Per Tekneco coordina la redazione web e si occupa della gestione del social media management.


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