ambiente e statistiche
Ambiente urbano, l’Istat dà i… voti ai capoluoghi
Gestione dei rifiuti, energia, mobilità e verde urbano: i capoluoghi ai raggi X dell’indagine Istat mostrano pregi e difetti
Photo: Gilberto Gaudio / Wikipedia
Se si dovesse usare un metro di giudizio scolastico, i capoluoghi di provincia in materia di ambiente urbano e di ecosostenibilità maturano diversi “debiti” ma l’impegno c’è, cresce e la situazione tende al miglioramento. Lo evidenziano i dati Istat in tema di “Ambiente urbano: gestione ecocompatibile e smartness”, pubblicati in questi giorni (relativi al 2013): una cartina di tornasole utile a svelare luci e ombre su diversi ambiti, dalla gestione dei rifiuti all’illuminazione pubblica.
Cominciamo proprio dalla gestione dei rifiuti urbani: è un punto dolente, in quanto “nonostante la generalità delle amministrazioni abbia investito sull’incremento della raccolta differenziata, si è ancora lontani dal target nazionale del 65% che avrebbe dovuto essere raggiunto nel 2012”, certifica l’Istituto nazionale di statistica, aggiungendo che nell’insieme dei capoluoghi, la quota di rifiuti urbani raccolti secondo questa modalità non raggiunge il 35%.
A parziale compenso l’Istat segnala però che le città promuovono in misura crescente azioni intese ad agevolare la raccolta differenziata, soprattutto incentivando la collaborazione attiva degli utenti al più corretto conferimento dei rifiuti. La modalità di raccolta porta a porta nel 2013 è attiva in 101 capoluoghi, con una relativamente uniforme copertura territoriale. Va ancora meglio nel servizio di ritiro rifiuti ingombranti a chiamata, attivo in 111 capoluoghi su 116. Per quanto riguarda invece tipologie di rifiuti quali i RAEE e gli inerti da piccoli lavori di ristrutturazione e la modalità di gestione qui le notizie variano da molto positive per quanto riguarda la realizzazione di “isole ecologiche”, presenti in 105 città, alla percentuale risicata di capoluoghi che hanno avviato stazioni mobili: solo 38. Se si considera, invece, gli interventi programmati di raccolta dei rifiuti abbandonati essi sono effettuati in 97 città.
Per quanto riguarda invece fonti rinnovabili ed efficienza, 105 comuni producono in proprio energia solare fotovoltaica, 6 comuni quella idroelettrica, 3 energia eolica e altrettanti la geotermica. Il teleriscaldamento è presente in 34 capoluoghi; 78 città dispongono di propri impianti solari termici, 20 a biomasse e/o biogas e 24 pompe di calore ad alta efficienza.
Arriviamo al concetto di smartness: il settore della mobilità è tra i più dinamici per l’applicazione di tecnologie innovative da parte dei comuni. Quasi la metà dei capoluoghi dispone di pannelli a messaggio variabile su strada (56), offre informazioni via web sul trasporto pubblico (52), dispone di paline elettroniche alle fermate (50). Più di un terzo delle città utilizza “semafori intelligenti” e poco meno permette la ricarica dei veicoli elettrici in aree pubbliche.
Certo, va ancora ampliata e di molto la diffusione l’offerta di applicazioni per dispositivi mobili (che consentono l’accesso a informazioni su traffico, parcheggi, percorsi migliori ecc. da smartphone, tablet e simili): questa possibilità, infatti, è presente solo in 20 città. Ancora meno diffuso è il servizio di avvisi sul traffico via SMS.
Un altro settore di intervento a forte contenuto tecnologico è quello indirizzato al miglioramento dell’efficienza energetica dell’illuminazione pubblica. Tra le amministrazioni comunali emerge una sensibilità al tema molto diffusa e in crescita: 87 città dichiarano di avere applicato almeno una misura nel 2013, a fronte delle 68 nel 2011 e delle 86 nel 2012.
Per quanto riguarda verde urbano, mobilità sostenibile, bike e car sharing, vale a dire nel campo dei servizi ecosistemici, l’Istat offre parecchi spunti di riflessione. Cominciamo con le aree del verde urbano, che rivestono “un ruolo cardine, per le molteplici funzioni che esercitano” sottolinea l’Ista. Alle tradizionali forme di programmazione riconducibili all’implementazione di parchi e aree di arredo urbano (entrambe le tipologie incidono in media per circa il 9% del verde pubblico delle città nel 2013), di verde attrezzato (14,8%) e di giardini scolastici (3,3% del verde nelle città), segnala anche la diffusione degli orti urbani: sono 57 le amministrazioni comunali che nel 2013 li utilizzano tra le modalità di gestione delle aree a verde (+7,3% in un triennio della superficie dedicata).
Infine segnaliamo i dati riferiti alle azioni eco-sociali che le amministrazioni comunali stanno attivando a favore della mobilità sostenibile. A partire dalla istituzione di Zone 30, cioè di zone dove è privilegiato il traffico ciclopedonale, nel 2013, sono 63 su 116 (9 in più del 2012) i comuni capoluogo che hanno istituito una o più Zone 30 sul proprio territorio. Nei capoluoghi cresce anche la complessiva dotazione di aree pedonali, pari a 33,4 mq per 100 abitanti (+ 2,5% nel 2012 rispetto all’anno precedente).
Le piste ciclabili sono presenti nel 2013 in 105 città (mentre lo erano in 89 nel 2008). Nel corso dell’anno, anche se il numero delle città con questa infrastruttura risulta invariato rispetto al 2012, 38 capoluoghi hanno incrementato la propria dotazione, portando il valore medio nazionale a quasi 19 km di piste ciclabili ogni 100 km2 di superficie (+4,2% rispetto al 2012).
Bike sharing e, soprattutto, car sharing sono ancora lontani da una diffusione capillare anche se l’Istat segnala un aumento della diffusione dei servizi legati alle “bici pubbliche”, presenti in 58 città nel 2013 contro le 48 del 2011. Decisamente meno bene va per i servizi di car sharing, presenti soltanto in 22 capoluoghi.
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L'autore
Andrea Ballocchi
Andrea Ballocchi, giornalista e redattore free lance. Collabora con diversi siti dedicati a energie rinnovabili e tradizionali e all'ambiente. Lavora inoltre come copywriter e si occupa di redazione nel settore librario. Vive in provincia di Milano.
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