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Ecco dove finiscono gli pneumatici a fine vita | Tekneco

Ecco dove finiscono gli pneumatici a fine vita

Quasi metà si perde e spesso finisce nelle mani della criminalità

Scritto da il 05 maggio 2011 alle 9:26 | 2 Commenti

Ecco dove finiscono gli pneumatici a fine vita

Che fine fanno gli pneumatici dei nostri veicoli una volta sostituiti?  Come spiega Gemma Salvatori del Consorzio Argo, delle circa 400 mila tonnellate di pneumatici usati in Italia «il 12 per cento è avviato alla ricostruzione perché ancora riutilizzabile, il 19 per cento è destinato al recupero energetico e quasi il 12 per cento viene riciclato come materia prima». Della parte rimanente si perdono le tracce perché la normativa presenta delle lacune e, di fatto, mancano i controlli sui flussi degli pneumatici a fine vita.

Gli pneumatici fuori uso sono rifiuti

Gli pneumatici fuori uso, ossia quelli che non hanno più le caratteristiche essenziali per una prestazione sicura ed efficiente, secondo il punto 10.2 del D.M. 05/02/1998 sono considerati rifiuti a tutti gli effetti, perché non possono essere riutilizzabili e devono essere recuperati oppure smaltiti. Gli pneumatici usati ma in buone condizioni, al contrario, non sono rifiuti in quanto possono essere ricostruiti se destinati ad attività di ricopertura. Altra premessa indispensabile per avere un quadro completo della problematica è la definizione di rifiuto, che troviamo nell’allegato A alla parte IV del D.Lgs n. 152 del 2006, ossia qualsiasi sostanza od oggetto «di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi».

Divieto in discarica eppure gli pneumatici ci finiscono numerosi

Nel momento in cui ci rechiamo dal gommista per far sostituire i vecchi e usurati pneumatici del nostro veicolo con dei nuovi, quelli che gli lasciamo avranno un fine vita, per certi versi, sfuggente.  L’articolo 6 del D.Lgs 36 del 2003 stabilisce che gli pneumatici interi o fuori uso non sono ammessi in discarica. La realtà, sotto gli occhi di tutti, è però diversa come ci conferma Gemma Salvatori del Consorzio Argo, associazione che si occupa del recupero degli pneumatici fuori uso. «I dati a disposizione sugli pneumatici fuori uso (Pfu) prodotti annualmente tengono conto solo del flusso dello pneumatico nei normali canali di produzione e smaltimento, mentre sfuggono alla statistica gli stoccaggi temporanei non autorizzati e l’abbandono in discariche abusive. Modalità queste ultime che, oltre a essere illegali, si prestano a pratiche di smaltimento sommario quali l’incendio dei cumuli con gravi ricadute sulle componenti essenziali dell’ecosistema (aria, suolo, acqua), del sistema agro-alimentare e produttivo del territorio». Prosegue costatando «E questo nonostante il D.Lgs 36/2003, che attua la Direttiva 1999/31/Ce, in cui si vieta lo smaltimento in discarica degli pneumatici interi a partire dal luglio 2003 mentre per quelli frantumati tale divieto è entrato in vigore dal luglio 2006». Mentre già nello stesso 2006 Austria, Danimarca, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Svezia erano stati in grado di raggiungere l’adempimento di zero pneumatici usati in discarica, l’Italia si sta, ancora, organizzando e strutturando per raggiungere gli obblighi legislativi fissati dall’Unione Europea.

Gli obblighi ci sono, ma restano su carta

L’articolo 228 del D.Lgs n. 152 del 2006 stabilisce specifici obblighi per la gestione degli pneumatici fuori uso. Sintetizzando: al fine di ottimizzare il recupero degli pneumatici fuori uso e per ridurne la formazione anche attraverso la ricostruzione, si istituisce l’obbligo per i produttori e gli importatori di pneumatici di provvedere, singolarmente o in forma associata e con periodicità almeno annuale, alla gestione di quantitativi di pneumatici fuori uso pari a quelli dai medesimi immessi sul mercato e destinati alla vendita sul territorio nazionale.

Abbiamo chiesto a Gemma Salvatori, del Consorzio Argo, perché nonostante gli oneri del recupero spettino ai produttori, i quali a loro volta li includono nel costo degli pneumatici che il consumatore acquisterà, non si riesca a smaltire in modo legale. Lei ci risponde che: «Attualmente, non funziona così, non c’è ancora la norma che prevede questa modalità di funzionamento del sistema», chiarendo, più esplicitamente, che «non è entrato in vigore il decreto ministeriale che andrà a rendere operativo l’articolo 228 del T.U. e dunque attualmente non hanno l’obbligo, lo avranno con l’entrata in vigore del decreto appunto». Questo ci viene confermato anche da un operatore del settore P. P. il quale afferma «Ho letto la bozza del DM molto tempo fa (luglio/agosto 2010), da allora non ci sono più notizie».

 L’inchiesta proseguirà domani


Commenti

Ci sono 2 commenti.

  • maurizio
    scrive il 21 settembre 2011 alle ore 10:34

    Ecco dove finiscono gli pneumatici a fine vita: Ma lei ha provato a chiedere perchèin Italia chi vuole sperimentare nuove tecnologie per lo smaltimento non lo fanno lavorare? nel settore dei pneumatico o plastiche vi sono tecnologie senza impatto ambientale, ma NON puoi lavorare

  • Anna Simone
    scrive il 26 settembre 2011 alle ore 11:00

    @ Maurizio Buongiorno Maurizio, grazie per l’intervento. L’articolo pubblicato era sull’interruzione della filiera degli pneumatici che, tra l’altro, dopo il 9 giugno 2011 dovrebbe essere più controllata per via dell’entrata in vigore della nuova normativa che obbliga i produttori a organizzare la raccolta, il trattamento e il recupero. Per quanto riguarda il suo accenno alla sperimentazione di nuove tecnologie, a basso impatto ambientale, per lo smaltimento delle plastiche, se mi vuole contattare per spiegare meglio di cosa si tratta, sarei lieta di saperne di più. Buona giornata Anna Simone

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L'autore

Anna Simone

Anna Simone è una Sociologa Ambientale e si occupa di tematiche ambientali dal punto di vista sociale e culturale, contestualizzando quello che succede al posto in cui è successo per comprenderlo, analizzarlo e spiegarlo. È autrice del blog Ecospiragli.


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